K.
313 è sia un Concerto per Flauto e Orchestra
di Mozart, nume tutelare e modello retorico invocato
per tutto lo spettacolo, ma anche il titolo di una
delle opere più feroci di Tommaso Landolfi.
Lo spettacolo in scena al teatro Vascello di Roma,
ha un duplice andamento. Se da una parte campeggiano
le parole rarefatte e profondamente intime declamate
dalla coppia in scena, dall’altra la ricercatezza
degli abiti scintillanti, dei passamontagna e della
borsetta esplosiva evocano il ricordo atroce del massacro
del 2002 al teatro Dubrovka di Mosca, quando un gruppo
di terroristi ceceni prese in ostaggio gli spettatori.
Naturalmente a teatro nessuno è tenuto in ostaggio,
eppure lo stridere tra linguaggio sofisticato ed impalpabile
e le crude immagini della telecamera a raggi infrarossi
che riprendono live i due interpreti (Marco Cavalcoli
e Chiara Lagani), generano straniamento. Un effetto
che volutamente disorienta il pubblico, per condurlo
ad un approccio critico nei confronti della letteratura
e dell’AMORE, che da sempre ispira la poesia.
Il “supremo fiore dello spirito” trova
in questo recital letterario un’insolita rappresentazione
teatrale, che oscilla tra la brutalità delle
pagine più nere della storia contemporanea
e la dimensione altra ed eterea della poesia; il tutto
è sovrastato dai violenti scatti di flash luminosi
che interrompono il dialogo, mostrando gli attori
come corpi riversi sulle sedie e richiamando alla
memoria le angoscianti immagini di ostaggi a cui siamo
purtroppo avvezzi.
Ancora una volta la compagnia Fanny & Alexander
si cimenta in una riduzione teatrale sperimentale,
dedicata ad un pubblico dal palato raffinato che ama
confrontarsi con le contraddizioni ed il senso di
ricerca del teatro e dell’arte in genere, senza
mai risultare auto celebrativa o ridondante.
[paola di felice]