È
arrivata anche a Roma la versione italiana di Jesus
Christ Superstar la più grande opera rock
di tutti i tempi. Il 27 novembre ha debuttato sul palco
del Teatro Brancaccio di Roma, per la regia di Fabrizio
Angelini, in collaborazione con Gianfranco Vergoni.
Dopo 35 anni di ininterrotto successo, è possibile
apprezzare in lingua italiana l’opera partorita
dalla penna di Tim Rice. Sulle note di un indimenticabile
Andrew Lloyd Webber, i traduttori Michele Renzullo e
Franco Travaglio riescono a sposare con disinvoltura
il testo con la musica e le sue conseguenti regole metriche.
Esperimento difficile e rischioso ma pienamente riuscito.
Protagonista indiscussa dell’opera rock per antonomasia
è la musica, ottimamente eseguita da un’orchestra
di sei elementi diretta da Giovanni Monti.
Sulla scena venti artisti, convincenti e pieni di vita,
e i tre indiscussi personaggi principali della storia:
Maria Maddalena, Gesù e Giuda. Prova superata
a pieni voti anche per loro, perché riescono
ad incantare con l’uso della loro voce: Maria
Maddalena, interpretata da un’appassionata e innamorata
Valentina Gullace; Gesù, al secolo Simone Sibillano,
è saggio e determinato ma allo stesso tempo fragile:
l’interpretazione di Sibillano regala al personaggio
– grazie anche alla forza e potenza della sua
voce – una concretezza fisica e umana fatta di
rabbia, paura, dubbi e frustrazioni. Notevole, infine,
anche Giuda, forse il personaggio più interessante
e attraente, al quale Edoardo Luttazzi dà il
giusto taglio polemico e pragmatico e l’appropriata
e sanguigna passione: per lui, però, qualche
incertezza negli acuti un po’ strozzati dovuti
forse all’emozione di una “prima”.
Vincente la scelta di attualizzare la storia: i centurioni
romani diventano dei marines, gli ebrei inquisitori
in doppio petto, Pilato in veste di sergente con stivali
e occhiali da sole. Regia accurata che sostiene in maniera
intelligente il duro confronto con l’originale.
La storia prosegue senza fatica fino alla fine grazie
a proprio a questo insieme brillante di elementi. Il
risultato è di sicuro godibile, apprezzabile
e a volte addirittura travolgente: da vedere.
[patrizia vitrugno] |
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