Si
comincia con “un minuto di rivoluzione”, ovvero
con 1800 chilometri al minuto. A ricordarcelo è Marco
Paolini nel suo “ITIS Galileo” (scritto assieme
a Francesco Niccolini), che apre la stagione 2011/2012 del Teatro
Argentina. La “rivoluzione” di cui parla il narra-attore
veneto è il movimento che la terra compie attorno al
sole ed è il punto di partenza di un viaggio che ci conduce
alla ri-scoperta del pensiero scientifico. Perché Paolini
non parla solo di Galileo scienziato, racconta dell’uomo,
del periodo storico e di tutta un’epoca che va dal ‘500
al ‘600. Epoca che ha cambiato le sorti dell’umanità.
Così, partendo
dalla vita “dell’unico fiorentino nato a Pisa”,
si scopre che è stato il primo ricercatore precario
dell’università italiana. La sua fu una vita
appassionata e difficile, a metà tra scienza e magia
(veniamo a sapere, infatti, che tra astrologia e astronomia
ci sono non poche affinità e che il nostro Galileo
era anche ricercato astrologo!).
Paolini parte da lontano
e ci racconta anche degli aristotelici, dei platonici, dei
tolemaici e dei copernicani. Passa poi a Shakespeare, di Galileo
quasi coetaneo, del quale traduce in veneto un monologo dell’Amleto:
vera chicca dello spettacolo. E poi c’è la Commedia
dell’Arte, anch’essa di quel periodo, di cui scorgiamo
sin da subito una traccia nella maschera poggiata nell’ombra
del proscenio, maschera che lo stesso Paolini indossa quando
recita una sua versione per teatro del “Dialogo sopra
i due massimi sistemi del mondo”.
Appesa al centro del palco
una mina, perché "certe idee sono mine pronte
a esplodere". E di idee ne illustra tante nei 130 minuti
di spettacolo. Idee che lo stesso Galileo è costretto
ad abiurare.
Il finale (forse la parte
più debole dello spettacolo) è a cavallo della
grossa bomba: un finale lungo, o forse semplicemente troppo
buio.
Paolini è una maschera
che incanta in questo godibile excursus storico, un professore
appassionato, un cantastorie affabulante. È come assistere
ad una lezione, dalla quale si esce arricchiti nel cuore e
nel cervello.
[patrizia
vitrugno]