ITIS Galileo


Anno

2011

Genere
monologo

In scena
in tour

Autore
Francesco Niccolini,
Marco Paolini
Regia
Francesco Niccolini,
Marco Paolini
Scene
Juri Pevere
Audio
Gabriele Turra
Direzione Tecnica
Marco Busetto
Interpreti
Marco Paolini
Produzione
Michela Signori, Jolefilm

 

Si comincia con “un minuto di rivoluzione”, ovvero con 1800 chilometri al minuto. A ricordarcelo è Marco Paolini nel suo “ITIS Galileo” (scritto assieme a Francesco Niccolini), che apre la stagione 2011/2012 del Teatro Argentina. La “rivoluzione” di cui parla il narra-attore veneto è il movimento che la terra compie attorno al sole ed è il punto di partenza di un viaggio che ci conduce alla ri-scoperta del pensiero scientifico. Perché Paolini non parla solo di Galileo scienziato, racconta dell’uomo, del periodo storico e di tutta un’epoca che va dal ‘500 al ‘600. Epoca che ha cambiato le sorti dell’umanità.

Così, partendo dalla vita “dell’unico fiorentino nato a Pisa”, si scopre che è stato il primo ricercatore precario dell’università italiana. La sua fu una vita appassionata e difficile, a metà tra scienza e magia (veniamo a sapere, infatti, che tra astrologia e astronomia ci sono non poche affinità e che il nostro Galileo era anche ricercato astrologo!).

Paolini parte da lontano e ci racconta anche degli aristotelici, dei platonici, dei tolemaici e dei copernicani. Passa poi a Shakespeare, di Galileo quasi coetaneo, del quale traduce in veneto un monologo dell’Amleto: vera chicca dello spettacolo. E poi c’è la Commedia dell’Arte, anch’essa di quel periodo, di cui scorgiamo sin da subito una traccia nella maschera poggiata nell’ombra del proscenio, maschera che lo stesso Paolini indossa quando recita una sua versione per teatro del “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”.

Appesa al centro del palco una mina, perché "certe idee sono mine pronte a esplodere". E di idee ne illustra tante nei 130 minuti di spettacolo. Idee che lo stesso Galileo è costretto ad abiurare.

Il finale (forse la parte più debole dello spettacolo) è a cavallo della grossa bomba: un finale lungo, o forse semplicemente troppo buio.

Paolini è una maschera che incanta in questo godibile excursus storico, un professore appassionato, un cantastorie affabulante. È come assistere ad una lezione, dalla quale si esce arricchiti nel cuore e nel cervello.
[patrizia vitrugno]