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Autore:
Massimo Vincenzi |
Adattamento:
Emanuela Giordano e Lidia Ravera dal libro “Sorridimi
ancora” |
Regia:
Emanuela Giordano |
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Scene:
Andrea Nelson Cecchini |
Costumi:
Graziella Pera |
Musica:
Tommaso Di Giulio
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Luci:
Michelangelo Vitullo |
Produzione:
Teatro Stabile d’Abruzzo – Società
per Attori in collaborazione con Smileagain |
Interpreti:
Maddalena Crippa, Claudia Gusmano, Sabrina Knaflitz, Carolina
Levi, Serena Mattace Raso, Antonia Renella, Laura Rovetti,
Federica Stefanelli |
Anno
di produzione:
2008 |
Genere:
drammatico |
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“Chi
si prenderà cura del dolore di queste ragazze,
di queste donne?”, chiede in un soffio Maddalena
Crippa nel ruolo della scrittrice della storia vera
di sette ragazze originarie di paesi lontani. Giovani
che, per aver rifiutato proposte di matrimonio e disobbedito
a folli ordini di mariti/fidanzati/padroni, hanno
subito violenze fisiche e umiliazioni di ogni genere
dal mondo maschile. I loro sogni si infrangono in
una realtà sociale che le vuole mogli obbedienti,
invisibili; donne che non chiedono, che non hanno
il diritto di scegliere l’uomo che sposeranno,
che si scusano solo per la loro presenza, per non
avere una dote, per non aver saputo tacere. Ecco la
punizione. Hai disobbedito all’ordine di non
uscire di casa per comunicare a tua madre che aspetti
un figlio? Io ti rovescio addosso l’acido, ti
tolgo l’unica dote che hai, la tua bellezza,
la tua gioventù. E le madri di queste ragazze
sono madri silenziose appartenenti ad un “esercito
disperso”, ci dice Crippa.
La violenza sulle donne risulta essere quasi normale.
Allora il teatro diventa l’agorà, luogo
dove si può discutere, dove si possono risvegliare
le coscienze sopite.
Lo spettacolo propone un teatro di coscienza, un’opera
lirica. Non scade mai in toni patetici e rabbiosi.
Ti prende per mano con dolcezza, senza grida, senza
rabbia, e piano piano depone nell’anima dello
spettatore il seme della speranza che “l’esercito
disperso” di donne si unisca a tutti gli uomini
di buona volontà e ponga fine alla banalità
di questa violenza. Se fosse stato uno spettacolo
urlato, avrebbe provocato un’emozione di rapido
oblio. Invece il messaggio di responsabilità
di prendersi cura di queste donne si insinua nello
spettatore e vi resta anche alla fine dello spettacolo
in un silenzio quasi irreale. E’ il silenzio
del rispetto del pubblico per questo dolore.
Le invisibili è
un’opera corale che si muove armoniosamente
fino alla fine. Le attrici sono brave nella loro diversità,
recitano con misura e sapienza, da artiste consumate.
La regia è attenta ed accurata al punto da
sembrare assente, lasciando che lo spettacolo viva
di vita propria. La scenografia essenziale, le luci
calde, accompagnano questo racconto che a volte nell’iconografia
e nell’entusiasmo giovanile ricorda il film
hollywoodiano Piccole donne.
Un testo per tutti, uomini e donne, perché
quelle donne sono le nostre sorelle, fidanzate, madri,
mogli, figlie. “No man is an island entire of
itself”, “Nessun uomo è un’isola
fatto solo di se stesso”, scriveva il poeta
inglese John Donne nelle sue “Meditazioni”.
Quelle donne siamo tutti noi.
[deborah ferrucci]
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