“Un
matrimonio sfortunato mi aveva levato la pelle, allora
je l’ho strappata di dosso e me la sono appiccicata.
Se non è amore questo…”
Fino al 12 ottobre al Piccolo Jovinelli è di
scena lo spettacolo vincitore dell’edizione
MarteLive 2008, Interno Abbado,
ideato dalla compagnia teatrale itermini, nata nel
gennaio 2002 all’Accademia Nazionale d’Arte
Drammatica “Silvio d’Amico” in occasione
dell’allestimento de L’uomo, la bestia
e la virtù, di Luigi Pirandello e composta
da Andrea Baracco, Giandomenico Cupaiuolo e Roberto
Manzi.
Nel teatro di via G. Pepe la scena è buia:
a terra un vestito, un portatrucco, una collana, un
telefono, fiori finti, immagini di Padre Pio, un ventaglio…
Sul palcoscenico appaiono un suonatore di fisarmonica
(Lucas Zanforlini, che esegue le musiche dal vivo)
e un altro personaggio, non ancora “pronto”.
Basta qualche imbellettatura e davanti agli spettatori
- attratti dalla situazione affatto evidente - si
palesa Rosa Abbado (Giandomenico Cupaiuolo, unico
interprete, perfettamente in grado di tenere la scena).
Pugliese doc, non ha idea di dove sia finito il marito.
Per tutta la durata dello spettacolo, una specie di
giallo hitchcockiano, si cerca di capire cosa sia
accaduto al consorte e insieme si vivono le paure,
le ansie e i ricordi della vita tra Rosa e Carlo.
Tra una devastante telefonata dalla Questura, il difficile
percorso ad ostacoli creato da un corridoio popolato
da foto di morti, alla visita dell’amica Soccorsa,
si dipana la storia di Rosa, della sua vera identità
e dei motivi che l’hanno resa tale. Ogni scena
viene descritta da Cupaiuolo utilizzando il corpo
e la voce: cambi di timbro, modulazioni e accelerazioni
verbali gli permettono di cambiare personaggio, rimanendo
Rosa…
“La struttura del monologo – dichiara
il regista Andrea Baracco - ha preso le mosse dalla
sequenza finale di “Psycho” di A. Hitchcock,
sequenza in cui Norman Bates, un Anthony Perkins in
parrucca e plaid sulle ginocchia, assume per un istante
le sembianze dell’adorata madre. Siamo partiti
da questa splendida suggestione noir per approdare
ad una scrittura scenica giocata sul paradosso, sul
ridicolo, sul grottesco, sulla messa in relazione
di segni-ossimoro”. Teatro d’attore, vicino
allo stile di Emma Dante.
[valentina venturi]