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Anno
2011
Genere
commedia
In
scena
dal 18 al 27 novembre | Teatro Ambra Garbatella, Roma
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Autore |
Emanuela
Grimalda,
Paola Minaccioni
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Regia |
Michael
Margotta |
Interpreti |
Emanuela
Grimalda,
Paola Minaccioni |
Produzione |
LeART’
comedians |
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Quanti
ruoli deve interpretare una donna, per conoscere se stessa?
Da Dio in giù vanno tutti bene, sembrano dirci le due
autrici/interpreti femminili, Emanuela Grimalda e Paola Minaccioni.
Le due attrici offrono al pubblico dei ritratti femminili ironici,
politicamente scorretti, che mettono sotto la lente di ingrandimento
un dettaglio caratteriale, amplificandolo, fino a trasmettere
una vena amarognola, ma vera.
C’è Dio, che è donna, ma fa fatica a crederci,
per il solito problema di autostima, con le movenze da Arlecchino
di Grimalda; irrompe sulla scena la solita donna tuttofare (Minaccioni),
infagottata da sciarpa, giaccone, casco, piena di buste, borse
con la casa dentro, perennemente al telefono con sua madre che
preferirebbe che fosse drogata piuttosto che nubile, collezionista
di uomini brutti che la lasciano sempre, donna che ama troppo,
parla troppo, anzi starnazza, mangia troppo; donne che contano
troppo poco, organizzano convegni per altre donne, entusiaste
ma un po’ velleitarie e con poco seguito; una donna siciliana
che uccide il fidanzato che la violenta (l’interpretazione
più riuscita di Grimalda); la donna senza idee (Minaccioni),
vestita di rosa, perennemente sdraiata sul divano, che divora
un gelato di Hello Kitty; la donna benestante milanese (Grimalda),
iperelegante e iperimpegnata, che non sa più cosa comprare;
le impiegatomachie, le battaglie delle donne impiegate, sfide
verbali all’ultimo sangue, insulto, tacco 12. E infine
la giornalista televisiva perennemente entusiasta che intervista
un’anziana di 107 anni, curva, malefica, che come la strega
di Biancaneve odia tutti, uccide insetti, lancia ciabatte a
qualsiasi cosa che si muova, sola e inacidita.
Lo spettacolo mostra il lato B delle donne: non quello anatomico,
ma l’ombra che si cela dietro alla celebrata solidarietà
femminile, alle conquiste fatte in campo sociale e professionale.
Come a dire che il percorso non è finito, se le donne
non fanno i conti anche con i loro limiti.
Le comiche sono molto brave, la Grimalda ha una mimica facciale
e gestuale ipnotizzante, ma deve far attenzione all’autocompiacimento;
la Minaccioni è una fuoriclasse, non sbaglia un tempo,
un tono, scava nel personaggio senza esagerare, in modo naturale.
Alcuni testi andrebbero accorciati, come quello iniziale su
Dio; la Grimalda ha il talento per reggere la scena con meno
parole, mentre la regia dovrebbe curare di più i cambi
scena, trovare un filo conduttore tra le varie figure femminili.
Spettacolo un po’ acido, divertente, a tratti esilarante.
[deborah ferrucci] |