Dov’è
la storia ne “L’incidente”?
In 50 minuti di spettacolo non si può fare a meno di
guardare l’orologio per sapere quando avrà fine
l’agonia. Tentiamo di raccontare la trama: all’obelisco
del Foro Italico di Roma si scontrano due auto (di una ricca
signora del quartiere Parioli e di un macellaio neoarricchito
tifoso laziale) e due pedoni (un extracomunitario e una tifosa
romanista). Sopraggiunge una vigilessa a redigere il verbale.
Fine della storia.
Il resto sono battute banali, gratuite,
attori che urlano per esprimere la rabbia (ma non allo stadio),
più alcune stranezze di regia incomprensibili. Perché
il ruolo della protagonista femminile è interpretato
da un uomo con una finta parrucca? Perché la tifosa
romanista recita come un’ubriaca (è ferita)?
Perché l’extracomunitario è fintamente
di pelle nera? Gli attori non tengono conto dello spazio,
hanno lo sguardo lontano; il teatro è piccolo e il
pubblico è a ridosso della scena; i dialoghi non sono
definiti, troppo reali e poco teatrali.
Sulla scena teatrale romana c’è
tutto un genere di reality teatrale che sembra venire dal
varietà, commedie che raccontano la quotidianità,
con scene semplici da recita scolastica, un attore che sa
recitare (Edoardo Sala in questo caso) e gli altri che sembrano
amatoriali (non c’è dizione, definizione, presenza
scenica), battute facili tipo «Mi chiamo Assunta Sega»,
oppure «Mi chiamo Guido Piano», proposte forse
per andare incontro al gusto di un pubblico non teatrale.
I tempi sono cambiati, sono difficili e i mezzi di intrattenimento
tanti: bisognerebbe investire sulla qualità per scollare
il pubblico dalla televisione e da internet, soprattutto in
una città come Roma.
Si può raccontare
la quotidianità con stile e profondità come
fa Gianni Clementi nelle sue commedie - “Sugo
Finto” ne è un bellissimo esempio
-, oppure allestire uno spettacolo tutto finto, al limite
del surreale, senza la pretesa di raccontare le differenze
sociali come in questo caso. Altrimenti diventa molto rumore
per nulla.
Eppure quel pneumatico
che entrava sulla scena vuota all’inizio aveva fatto
ben sperare. Forse bisogna ricominciare da lì ed eliminare
tutto il resto. Imbarazzante.
[deborah ferrucci]