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Anno
2013
Genere
commedia
In
scena
fino al 2 giugno
Teatro Dei Conciatori | Roma
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Autore |
Neil
Labute |
Adattamento/Traduzione |
Luca
Calvani |
Regia |
Marco
Calvani |
Scene |
Paul
Bouchard |
Costumi |
Lucy
Hellier |
Luci |
Flavio
Mainella |
Interpreti |
Urbano
Barberini,
Elisa Alessandro |
Produzione |
Mixò,
Titania Produzioni |
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“Incantevole”
è un testo scritto da Neil Labute (drammaturgo, regista
e sceneggiatore per cinema “Nella
società degli uomini” e teatro),
messo in scena da Marco Calvani nell'ambito del progetto AdA
(Author directing Author) per la prima volta la scorsa estate
a Spoleto55 e giunto ora a Roma al Teatro dei Conciatori fino
al 2 giugno. Il progetto prevedeva la scelta di un tema comune,
in questo caso la famiglia, la scrittura rispettivamente di
due brevi atti unici per poi scambiarsi la regia della pièce:
LaBute per Cavani con “Incantevole”
e Cavani per LaBute con “Roba
di questo mondo”.
L’opera di Labute mette in
scena la storia di un incontro ambiguo tra una giovane e maliziosa
Lolita con un uomo più maturo, la cui identità
rimarrà celata per lungo tempo, fino a deflagare verso
il finale cambiando il senso a tutto quanto assistito precedentemente.
Almeno nelle intenzioni di autore e regista... In realtà
tutto è sin troppo facilmente prevedibile.
L’evidenza è da imputare
al testo più che ad una regia che nulla crea e nulla
distrugge; senza grande inventiva Cavani fa il suo compitino,
puntando sull'autorevolezza dell'autore e su due attori come
Urbano Barberini (carriera trentennale tra cinema, teatro
e televisione che conta collaborazioni con Zeffirelli, Risi,
Bava, Lizzani, Argento, Patroni Griffi e Skolimowski) e la
giovane Elisa Alessandro (attrice e autrice, in scena dall'età
di 16 anni). Una recitazione per entrambi dalle tonalità
estreme, che non conosce semitoni e che alla lunga crea un
generale livello di persistente rumore di sottofondo che congela
ulteriormente un testo assai statico. Di elementi interessanti
si fa fatica a trovarne. Spettacolo allestito con le migliori
intenzioni, ma che paga un’insufficienza di realizzazione
proporzionata all'ambizione, comunque lodevole, del progetto.
[fabio melandri]
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