In viaggio con Aurora


Anno
2012

Genere
commedia

In scena
fino al 29 gennaio
Teatro Quirinetta | Roma

Autore
Erri De Luca
Regia
Erri De Luca
Interpreti
Erri De Luca,
Aurora De Luca,
Michela Zanotti (violino)
Produzione
Ente Teatro Cronaca

 

Un tavolo di legno, un litro di rosso, due sedie e una chitarra: un nonno racconta, tra un sorso di vino e una canzone, il “secolo breve” a sua nipote ventenne. Al di là del palco e dell’allestimento scenico, c’è poco di teatrale in questo spettacolo di Erri De Luca; piuttosto si incontra il canto dell’aedo che attraverso la Parola, a volte cantata ma mai recitata (se non nel breve intermezzo video affidato a Mariano Rigillo), ricrea per lo spettatore/ascoltatore l’esperienza del proprio Novecento.

Si parte dalla Napoli delle origini, centro geografico del Mediterraneo, incrocio obbligato di nord e sud, e si arriva fino alla Sarajevo “parentesi iniziale e finale in cui è racchiuso il XX secolo”, dove ebbe luogo il casus belli della Grande guerra e in cui quattro anni di assedio liquidarono le battaglie più o meno cruente che quel secolo avevano costellato. De Luca viaggia attraverso la storia, che in Italia è sempre stata nipote della geografia.

Quello che ne risulta, lontano da velleità attoriali e registiche, è una lunga celebrazione eucaristica dell’unico dio in cui sembra credere lo scrittore: la Parola.
Il cantastorie, certo del potere creativo del verbo, non dubita, non interpreta, non lascia spazi di riflessione, dà alla luce l’emigrante e l’immigrato, lo studente e il professore, eros e thanatos, in un continuum di contrasti che hanno fatto il suo Novecento. Così li consegna alla nipote e alla platea.
Se da una parte il pericolo di aver confezionato un prodotto ad hoc per una sensibilità radical-chic di ex sessantottini sembra essere più che latente, dall’altra è innegabile la fascinazione di alcune parti. Come quando la Parola si fa Poesia, nella sua accezione etimologica di creazione.

Summa ed epilogo restano dunque i versi del poeta Izet Sarajlic, compagno e fratello iugoslavo: “Quei due abbracciati / sulla riva del Reno a Gothlieben / potevamo essere anche tu ed io, / ma noi due non passeggeremo mai più / su nessuna riva abbracciati. / Vieni, passeggiamo / almeno in questa poesia”.
[francesca romana buffetti]