Al
Teatro dell’Orologio (nell’ambito dell’esperimento
di programmazione congiunta con il Teatro Argot “Dominio
Pubblico”) è di scena lo
spettacolo per la regia di César Brie dal titolo
“In fondo agli occhi”,
della compagnia Berardi/Casolari. Unici protagonisti
della performance, gli omonimi attori Gianfranco Berardi
e Gabriella Casolari, soci anche sulla scena a gestire
il bar in cui si sviluppa la vicenda, che non a caso
porta proprio il nome della proprietaria, Italia. La
coppia - formata dalla donna, delusa e abbandonata dal
compagno e il collega-amante non vedente Tiresia - affronta
le tematiche della crisi e della “malattia”
da questa prodotta e derivata.
L’indagine parte
e si sviluppa da due differenti punti di vista: uno
reale, in cui la cecità come menomazione fisica
diventa filtro speciale attraverso cui analizzare
il contemporaneo; l’altro metaforico, in cui
essere ciechi rappresenta la condizione di un intero
paese, il nostro, che brancola nel buio alla ricerca
di una via d’uscita. Con questi presupposti,
i due si passano la palla a ritmo serratissimo e,
garbatamente provocatori, interagiscono con il pubblico
riflettendo sullo sfacelo che ci circonda, denunciato
da penosi status symbols e sconsolanti abitudini ormai
sedimentate. La reale malattia di Gianfranco (Tiresia),
diviene così la maniera autentica e necessaria
per condividere empaticamente il nostro tempo: metafora
attraverso cui raccontare, più che vaticinare,
la crisi in quanto fonte di dolore e al contempo opportunità
per rivalutare l’essenziale e mettersi in gioco
in prima persona.
L’allestimento,
volutamente pop, è semplice ed essenziale,
quindi coerente con le necessità della messa
in scena, che punta più sull’intellettuale
che sull’estetico; allo stesso modo le luci,
che seguono senza forzature le esigenze del racconto
e della recitazione. La regia di César Brie
conferisce appeal e stile ad uno spettacolo di denuncia,
che per sfacciataggine potrebbe rischiare in alcuni
momenti di risultare greve: nonostante l’impudenza
degli argomenti trattati, non mancano momenti poetici
e simbolicamente intensi, che sorprendono lo spettatore
e ne toccano delicatamente l’umanità.
Un Berardi eccezionale - istrionico, ironico e autoironico
- a cui fa da controparte in un contrasto efficacissimo
l’altrettanto audace Casolari. L’accoppiata
è vincente ed equilibrata, in grado di tenere
testa anche allo spettatore più distratto.
[benedetta
corà]