Con
200 euro si possono fare ben poche cose di questi
tempi. Una di queste è affittare una stanza
per una serata e poi…. Giocare. Giocare con
la propria vita e le proprie nevrosi.
Nella commedia di Lillo Petrolo L’importante
è vincere senza partecipare, Federica
Cifola e Paola Minaccioni lo fanno: decidono di accettare
le regole del big game personalizzato per loro dalla
dottoressa Gardin, psicanalista di fama internazionale
che ha ideato una sorta di gioco dell’oca nel
quale si avanza nelle caselle lanciando un dado. L’obiettivo
è vincere la sfida con se stessi e accedere
al prezioso responso di Al il super-computer - citazione
testuale da “2001 Odissea nello spazio”
di Stanley Kubrick - che dovrebbe fornire la risposta
alla ricerca interiore delle due donne.
La mania della psicanalisi, così tipicamente
americana, sembra aver attraversato l’Oceano
per entrare di prepotenza anche nella quotidianità
italiana. Lillo Petrolo, questa volta senza il suo
inseparabile partner Greg, interpreta e anticipa la
tendenza, scrivendo e dirigendo un pezzo cucito addosso
alle due protagoniste. Un pezzo sulle donne scritto
da un uomo. L’autore si cimenta così
nella scrittura di un testo che sviscera le difficoltà
delle donne d’oggi: uomini, lavoro, famiglia.
Di tutto un po’ in questo assurdo gioco dell’oca
che un po’ mortifica, un po’ esalta la
psiche. “Io non sono acida e uterina!”,
è il disarmante grido di autodifesa di Federica
nei confronti dei colleghi che non la capiscono. Anche
se poi, vederla frugare nella propria borsa in cerca
di qualcosa (ed estrarre, nell’ordine: un pupazzo,
una pentola a pressione, un boccaglio, uno spazzolone
da wc, una chiave inglese e una serie infinita di
altri oggetti), comprova che le ragazze sono le prime
a prendersi in giro sui più diffusi luoghi
comuni su di loro.
Che Paola Minaccioni e Federica Cifola siano due amiche
affiatate è evidente, oltre che cosa nota;
sono una delle rare coppie comiche al femminile nel
panorama dello spettacolo italiano. Lo spettacolo
se ne avvantaggia, poiché l’una è
spalla dell’altra in un duetto senza gerarchie.
La scenografia fissa è la semplice riproduzione
del gioco: fondale rosso, una plancia, due dadi (un
terzo, più piccolo, è usato per i lanci),
quattro tipi di carte da pescare – verità/ammazzaego/autolesionismo/test
-, una sfera che cambia colore a seconda che si dica
la verità o meno. [marina
viola]