Narrare
è un’arte che Duccio Camerini conosce
bene. In "Immaginaria Commedia”,
scritta e interpretata assieme ad Alfonso Sessa, Camerini
racconta una nuova storia di emigranti. Uomini che
viaggiano, che cercano un'identità, che sognano
di fare qualcosa di importante nella vita o che semplicemente
sognano di vivere liberi. Questo primo abbozzo di
spettacolo si consuma su una scena nuda: tutto è
affidato alla forza del racconto. Ma la vicenda, spesso,
è debole e si perde il filo della narrazione
che in Camerini, invece, è sempre stato certa
e affascinante. Il modo che ha di far vivere i personaggi
è magico, ma in questa operazione a quattro
mani sfugge, si fa confuso e alle volte addirittura
incomprensibilmente lungo.
Attori
ed emigranti: tutto parte da questo connubio inscindibile
per raccontare la storia di un ragazzino che si “ammala“
di teatro e del suo maestro che quel palco gli insegna
a calpestare. Ma è anche il racconto di un
confronto tra culture: da un lato quella italiana
con le sue maschere, dall’altro quella francese
alla corte di Luigi XIV, il Re Sole. Il vecchio comico
Tiberio Fiorilli e un giovane Jean Baptiste Poquelin
in arte Molière: una commedia, in questo appunto,
immaginaria. La storia è quasi interamente
affidata ad Alfonso Sessa che, nella caratterizzazione
dei personaggi, pecca in poca immaginazione: i dialoghi
si confondono e il risultato è poco chiaro.
Nel buio della scena, il racconto si perde e la narrazione
lascia il posto alla declamazione, poco convincente,
di una storia.
[patrizia vitrugno]