Buio,
chiacchiere interrotte, la platea si prepara, trattiene
il respiro, sta per iniziare il nuovo spettacolo di
Emma Dante, si sente l'attore arrivare sul palco, fruscii,
cigolii, ancora buio, colpi di tosse, attesa, buio e
poi luce: stretto in un vestito elegante, Gaetano Bruno
si anima improvvisamente e confonde le idee. Un berretto
di lana gli copre il viso, le sue mani giocano con una
trombetta, ma qualcosa non torna: non si capisce se
è di fronte o di spalle. Guardi le mani e ti
sembra di spalle, guardi i piedi e sembra di fronte.
Ti stupisce, ti disorienta e ti ipnotizza. E questo
è solo l'inizio. Poi capisci, scopri il "trucco",
ma non hai il tempo di entusiasmarti perché lui
è già diventato altro: un piccione, un
autistico, un bambino, ma anche un vecchio. Finalmente
la t-shirt ti dice che si chiama Paride e il pubblico
è vinto perché non fiata, non pensa, guarda
e s'inebria. Questo, proprio questo, è il momento
giusto: ora lui può finalmente raccontare la
sua storia. E che storia. E che famiglia. Perché,
si sa, Emma Dante parte sempre dal nucleo madre/padre/figlio,
ma questa volta non ha un gruppo da orchestrare, ma
un attore che si sdoppia e che regala un pezzo della
propria vita. Gaetano Bruno si dona sul palco per narrare
la storia di due fratelli gemelli: uno malato nelle
gambe e l'altro nella testa, "uno più aggrippato
dell'altro". Una storia fatta di solitudine, dolore,
emarginazione, ma anche di fantasia. È il giorno
del compleanno e gli invitati sono otto scope, amiche
di una vita passata in uno sgabuzzino che, col tempo,
da luogo di punizione è diventato un posto di
svago: "All'inizio avevo paura, mi mancava l'aria
e le scope mi guardavano storto! Ce n'è voluto
di tempo prima di farci amicizia! Gli ho dato dei nomi
e ho cominciato a parlarci". Già questo
è un bel pugno nello stomaco, ma siamo solo a
metà. Il colpo vero, quello che fa male, arriva
con Jacopo, il fratello gemello, quello dalla mente
lucida e dalle gambe deboli. Qui Gaetano Bruno compie
una vera magia, fatta di tecnica superba e di passione
pura per questo mestiere: si sdoppia realmente. A torso
nudo prende in braccio il suo fratellino per farlo camminare.
È di spalle e incrociando le braccia, "dona"
le proprie mani al fratello. Lo abbiamo fatto tutti
il gioco di abbracciarci da soli, creando l'illusione
di avere qualcuno di fronte. Ma lui supera persino l'illusione:
è così pulito, bravo, perfetto che davvero
ti sembra di vedere Jacopo aggrappato a lui, che gli
fa i dispetti, che gli mette le dita nelle orecchie,
che gli tira i capelli. Non si può descrivere
una tale magia, una tale bravura. Si può solo
pensare a quanto studio, dedizione e chissà,
forse dolore, c'è dietro a un tale "incantesimo".
Ancora più delle altre volte ti chiedi: ma Emma
Dante come fa? Come fa a modellare così gli attori?
Come fa a convincerli a un tale dono? Nessuno lo sa,
forse solo chi lavora con lei. Noi, possiamo solo dire:
per fortuna che ci riesce; per fortuna che ci sono attori
così altruisti. Quasi quasi vorresti che sulla
locandina ci fosse scritto "Il festino" di
Gaetano Bruno ed Emma Dante. [marzia
turcato] |
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