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Autore |
Henrik
Ibsen
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Regia |
Antonio
Calenda |
Scene |
Pier
Paolo Bisleri
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Costumi |
Carla
Teti
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Luci |
Nino
Napoletano
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Coreografie |
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Musica |
Germano
Mazzocchetti
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Hedda
Gabler è una donna senza sentimenti.
Moglie senza convinzione. Si annoia. È infelice.
Spara per indolenza. Dopo la morte del padre, il generale
Gabler, con cui aveva condotto vita altolocata, sposa
per interesse il mediocre intellettuale piccolo borghese
Joergn Tesman (un giustamente dimesso Jacopo Venturiero),
che ambisce a una cattedra universitaria che gli spetterebbe
di diritto. L’uomo nella prospettiva di questo
incarico e per amore di Hedda ha contratto debiti, intrapreso
un lungo viaggio di nozze e acquistato una villa. Rientrata
dalla luna di miele, Hedda appare del tutto insoddisfatta
della nuova vita: annoiata, confusa dalla sua stessa
femminilità enigmatica e ancor più dal
fatto di essersi scoperta incinta. Il ritorno inaspettato
del vecchio amore Løvborg (Massimo Nicolini,
a tratti leggermente sopra le righe) coinvolto dalla
giovane Thea Elvsted (Federica Rossellini, forse troppo
scapigliata sia nel parrucco che nella recitazione)
nella stesura di un trattato, getta Hedda nello sconforto
e insieme verso la ricerca dell’azione/gesto sublime
che ingiustamente lei pensa possa rendere la vita «bella»:
il suicidio.
Manuela
Mandracchia interpreta Hedda Gabler nell’accezione
più teatrale e femminile del termine. È
altera, indolente, impaziente, lasciva, passionale,
infantile; riesce a dare al personaggio tutte le sfumature
richieste, senza mai un tentennamento nella voce o
nella postura. Nella parte dell’assessore Brack
c’è Luciano Roman, un po’ troppo
sicuro e desideroso di sfoggiare la sua esperienza.
Sul palco tutta la compagnia si muove con decisione
e padronanza scenica, in un ambiente che ricrea (sia
nel mobili che nell’utilizzo delle luci) l’atmosfera
asfittica e fatale dei protagonisti. Antonio Calenda
ha cercato di imprimere una sfumatura adolescenziale
alla sua Hedda, travolta dall’«intima
frustrazione, nella sua incapacità di vivere
serenamente la propria femminilità, ossessionata
dal successo, rapita da un vortice di egoismo, di
rivalità, di deleteria intransigenza».
Da vedere. [valentina
venturi]
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Interpreti |
Manuela
Mandracchia, Luciano Roman, Jacopo Venturiero,
Simonetta Cartia,
Federica Rosellini, Massimo Nicolini, Laura
Piazza
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Produzione |
Teatro
Stabile del Friuli Venezia Giulia e Compagnia
Enfi Teatro
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In
scena |
fino
al 22 Dicembre al Teatro Quirino | Roma |
Anno |
2013 |
Genere |
drammatico |
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