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Autore:
Mark
O'Donnell, Thomas Meehan, Scott Wittman, Mark Shaiman
(musiche) |
Regia
e adattamento:
Massimo Romeo Piparo |
Scene:
Marco Calzavara |
Costumi:
Federica Boldrini |
Luci:
Marco Vignalelli |
Coreografie:
Bill Goodson |
Produzione:
Planet
Musical |
Interpreti:
Stefano
Mascarelli, Giovanna D'Angi, Giulio Farnese, Flavia
Astolfi, Simone Di pasquale, Cristian Ruiz, Tia Architto,
Francesca Nerozzi, Daniela Simula, Gianluca Petruzzelli,
Barbara Comi, PIero Di Blasio |
Anno
di produzione:
2008 |
Genere:
musical |
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In
principio c’era la commedia irriverente del
maestro John Waters insieme alla sua musa ispiratrice
Divine, regina del travestitismo cinematografico.
Correva l’anno 1988. A questa data fa seguito
il musical teatrale trasformato in pellicola di successo
nel 2007 da John Travolta, nei panni che furono della
rimpianta Divine.
Ora, per la prima volta in versione non inglese, approda
in Italia per la regia di Massimo Romeo Piparo in
un produzione targata Planet Musical.
La storia è semplice: 1962, Baltimora. Tracy
Turnbald è una ragazza di taglia abbondante
e dal cuore grande e generoso. Vive sulle ali della
grande passione per il ballo, non perdendosi una puntata
dello show televisivo Corny Collins Show. Quando dagli
schermi lanciano la selezione per un nuovo ruolo danzante
nello show, i sogni di Tracy sembrano destinati ad
avverarsi. Ma l’ostilità di Producer
e ballerine arriviste, un amore nato tra i passi di
danza e gli odi razziali che covano nelle ceneri di
una società ancora in cerca di se stessa, sono
ostacoli che Tracy dovrà affrontare e superare.
“Per fortuna le cose cambiano, il mondo si evolve”,
canta uno dei protagonisti dello spettacolo. E sotto
i nostri occhi, vediamo, ma sarebbe meglio dire intuiamo,
il passaggio dagli anni Cinquanta ai “favolosi
Anni Sessanta” per dirla alla Minà. Un
mondo di colori, gel e lacca per capelli, musica nera
e movenze pelviche, di atmosfere sensuali e desiderio
di pace in cui bianchi, neri, gialli e rossi possano
vivere e danzare gli uni accanto agli altri, davanti
e dietro uno schermo televisivo.
Purtroppo molto di tutto questo fatica ad emergere,
in una messa in scena coloratissima ma a volte troppo
fracassona, che accompagna una linea narrativa composta
da un numero infinito di “quadri” che
male si fondono l’uno nell’altro, con
diverse incertezze nel cambio scena - probabilmente
dovuto ad un rodaggio ancora da completare -. L’insieme
è pigro, privo di grandi spunti ed invenzioni
visive capaci di variare il ritmo dello spettacolo.
Evento che si palesa solo nel pirotecnico finale:
un po’ troppo in ritardo.
Strepitosa la protagonista Giovanna D’Angi,
che grazie alla pulizia della voce ed a una presenza
scenica notevole, letteralmente fagocita l’intero
cast, a partire da un dimesso Stefano Masciarelli
che poco convince sia dal punto di vista recitativo,
strappando applausi e risate solo in imitazioni alla
Alberto Sordi, che nel cantato con troppe variazioni
tonali all’interno di uno stesso pezzo.
Le scene di Marco Calzavara puntano troppo sulle videoproiezioni
di Giovanni Scarfini, un’idea che poteva anche
essere divertente ma di cui si abusa, mentre i costumi
di Federica Boldrini evocano senza strafare il mondo
colorato di Waters e degli Anni Sessanta.
Nel complesso uno spettacolo di durata eccessiva (quasi
due ore e mezzo) appesantito da digressioni inutili,
vedi i dialoghi fuori copione tra Masciarelli e Giulio
Farnese (suo marito sulla scena) in cui “il
messaggio sociale” dell’integrazione razziale
tra gli uomini di tutto il mondo, finisce per venire
annacquato ed in parte banalizzato. Al punto che persino
il momento emotivamente più forte, quando sugli
schermi scorrono le immagini e la voce di Martin Luther
King e di tutti i leader neri americani del passato
e del presente, buon ultimo Barak Obama accompagnato
da un caloroso applauso in sala, perde di incisività
e patos.
[fabio melandri]
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