Autore
Michele Sateramo
Regia
Leo Muscato
Scene
Federica Parolini
Costumi
Federica Parolini
Luci
Coreografie
Musica
 
È bravo Michele Santeramo: ha scritto un testo nuovo, interessante “Il Guaritore”, in cui i personaggi si muovono su più piani narrativi. Il protagonista Guaritore (Michele Sinisi) è un vecchio dalla barba bianca con occhiali spessi, quasi cieco, ha una flebo infilata nel braccio e ama bere la grappa. Ha un posto fisso al lato sinistro di una panca lunghissima, elemento centrale della scena. Suo fratello (Gianluca delle Fontane) fa il sarto ed è un tipo bizzarro. Le malattie non sono quelle solite del corpo o della mente: il guaritore sana le storie, le incastra in un gioco di destini alla Italo Calvino, fa incontrate le persone, le fa parlare con metodi grotteschi. La sposa (Paola Fresa), il pugile (Vittorio Continelli), la ragazza (Simonetta Damato): sono loro i personaggi malati dalle storie malate e le loro identità fungono da archetipi.

In mezzo ai loro guai c’è il tempo a cui tutto fa riferimento: il tempo perso della sposa, il timore di invecchiare, di non poter avere figli col marito-pugile (uscito di testa per un destro preso male) e il tempo che cresce sotto forma di nuova vita dentro alla pancia della ragazza, che desidera abortire. Ma anche il tema dei sensi, visto che il guaritore non ne ha. Non vede, non gusta, non si muove, ma sa sentire. Le storie le ascolta, le sa intrecciare e risolvere. Lui che più di tutti sembra malato è l’unico che non percepisce la vita se non attraverso l’udito e la parola. Non avere i sensi pare l’unico modo per liberarsi dal peso che ha sull’anima.

Un testo contorto e insieme fluente quello de “Il guaritore”, dove la regia asciutta di Leo Muscato fa da guida agli attori capaci di armonizzarsi con i ruoli, ruoli non sempre immediati. Michele Sinisi, straordinario nell’interpretazione, rafforza le caratteristiche del suo personaggio con un accento pugliese, mentre Paola Fresa nei panni della sposa, fa un monologo profondo sulla sua condizione, riuscendo ad essere goffa e drammatica allo stesso modo. Così come Vittorio Continelli che interpreta il pugile, è ripetitivo e sciolto insieme. Personaggi e ruoli doppi che si fondono, come le foto incorniciate sospese nell’aria, combaciate come in un gioco di scacchi, che rappresentano le storie risolte dal guaritore, che le ha mescolate l’una dentro l’altra.

Ci sarebbe da scrivere ancora molto su questa pièce, vincitrice della 51° edizione del Premio Riccione per il teatro, per il suo aspetto apparentemente banale, per i suoi sketch, per la semplicità degli argomenti. Non si apprezza subito, non esiste in questa drammaturgia un’immediatezza di situazioni. Dietro alla facilità dei temi e ai ritmi a volte comici, esiste invece una grande ricerca sul significato dell’incompiutezza umana. Un’opera singolare, da capire ed elaborare. Sicuramente da vedere. [serena giorgi]

Interpreti
Vittorio Continelli, Simonetta Damato, Gianluca delle Fontane, Paola Fresa, Michele Sinisi
Produzione
Luca Marengo per Teatro Minimo, Angela Colucci per Fondazione Pontedera Teatro, Teatro Minimo e Fondazione Pontedera Teatro coproduzione Riccione Teatro, Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria
In scena
fino al 19 gennaio al Teatro Valle | Roma
Anno
2014
Genere