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Autore |
Adriano
Bennicelli,
Michele La Ginestra
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Regia |
Roberto
Marafante
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Disegno
delle sagome |
Camilla
Cuparo
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Costumi |
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Luci |
Francesco
Mischitelli
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Coreografie |
Laura
Ruocco
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Musica |
Antonio
di Pofi |
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Marco
Andreazzi (Michele La Ginestra) ha tanta nostalgia del
passato. È nato e cresciuto nel quartiere della
Garbatella, a Roma, dove ha vissuto l’infanzia
e dove ha condiviso con l’amico del cuore Tino
le sue partite più belle ed è stato mediano
di spinta del Cesena in Serie B. Ora Tino vive in Africa
forse per una missione, forse per allenare un gruppo
improvvisato di calciatori. “Garbatella
Futbol Cleb”, scritto come si
pronuncia, incentrato sull’urgenza di scrivere
una lettera indirizzata a Tino, è l’espediente
teatrale per onorare Agostino Di Bartolomei, ex calciatore
della Roma degli anni d’oro, morto suicida nel
maggio di vent’anni fa.
Al centro del palcoscenico
una palla quale testimone della pièce, qualche
accenno scenografico fa intendere l’ambientazione,
come anche le sagome disegnate da Camilla Cuparo.
In fondo un trio di musicisti (Federica Rizzo, Carla
Tutino e Stefano Calderano) danno senso, forse l’unico,
al contesto. Michele La Ginestra, una maglia e un
pantalone strappato, entra con naturalezza in scena
e ci rimane fino all’inchino: il palco lo padroneggia,
gli appartiene, è il suo habitat; qualche battuta
tra un palleggio e un altro, un tic nervoso per rivivere
il passato e per inventarsi questo personaggio strano,
goffo che non sa scrivere una lettera. Alla fine ci
riesce, svelando finalmente l’identità
di Tino, parlando di quel 30 maggio 1994 e della partita
fallita contro il Liverpool dieci anni prima. Giusto
qualche eco, ma niente di più, per richiamare
alla memoria il personaggio reale, Agostino Di Bartolomei.
Un
pretesto infelice, per l’ideazione di questo
quasi-monologo. Possibile non esistesse un espediente
più plausibile? Possibile che Di Bartolomei
meritasse così poco? Eppure c’era molto
da dire, da rintracciare. Di Bartolomei non è
stato solo un calciatore, un capitano: prima di tutto
è stato un uomo con le debolezze proprie di
un’anima fragile. Gli autori hanno optato per
una strategia comoda, certi di attirare l’attenzione
di un pubblico prettamente romano, romanesco, propriamente
romanista. Un pubblico forse poco interessato allo
spessore della drammaturgia (a patto che esista),
tanto meno l’esigenza di lasciare un messaggio
autentico. Basta allora ricordare le note di Luciano
Ligabue o di Francesco De Gregori per incalzare il
tema, parlare un po’ di calcio e della Roma
prima di tutto. E se lo si fa nella Capitale, la resa
è assicurata. Ma non per tutti. “Garbatella
Futbol Cleb” non funziona, non attacca, non
fa ridere, non fa piangere. I quattro personaggi ausiliari
che La Ginestra sceglie per semplificare i passaggi
della storia sono inutili, a volte fastidiosi, dai
costumi racimolati, approssimativi come l’esibizione.
Danno un peso pessimo all’avvicendarsi dello
spettacolo, servono solo a riempiere, con balletti
da cabaret, i buchi della sceneggiatura e dove l’azione
è assente, rendendo lo spettacolo una mera
celebrazione del ridicolo. Uno spettacolo da rifare;
o forse da non fare. [serena
giorgi]
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Interpreti |
Michele
La Ginestra, Ida Basile, Giulio Benvenuti, Emanuel
Caserio, Alessandra Micozzi
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Produzione |
Teatro
Sette & Andrea Maia Teatro Golden
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In
scena |
fino
al 2 febbraio 2014 al Teatro Golden | Roma
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Anno |
2014 |
Genere |
commedia |
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