Scritto
nel 1911, l’atto unico di Augusto Novelli è
un omaggio al fascino e alla forza della femminilità,
incarnata sul palcoscenico da Marina Malfatti, che da
ampio sfoggio di tutto il suo talento. Una femminilità
matura, che non si lascia irretire dal tempo che passa,
continuando a coltivare la passione che non accenna
a scemare.
Nella messa in scena del regista Piero Maccarinelli
la commedia è ambientata nella provincia toscana
(Borgo San Lorenzo) agli inizi degli anni Cinquanta,
in un’Italia alla vigilia dell’effimero
boom economico. Al centro della vicenda è Nunziata,
ricca commerciante in là con gli anni, rimasta
vedova. La donna ha da più di vent’anni
una relazione con il suo capo commesso Bista (un convincente
e misurato Luciano Virgilio), ma i mai sopiti ardori
carnali la spingono ad accantonare lo stanco amante.
A far gola a Nunziata è un bel giovane, già
fidanzato con l’avvenente Gina. All’interno
di questo quadrilatero amoroso la parte della mattatrice
la fa Nunziata: con la pazienza di un ragno intesse
una fitta rete, nella quale però rischia di rimanere
invischiata lei stessa. La donna ne uscirà con
abilità e scaltrezza, riuscendo a recuperare
il rapporto con Bista. Chi non fa una bella figura sono
gli uomini: risultano semplici pedine mosse su uno scacchiere,
sembrano non avere anima, la loro volontà è
succube delle scelte fatte da Nunziata e Gina.
La commedia ha un andamento lento, ma risulta piacevole
per il suo tono leggero, mai melenso, e per le varie
situazioni brillanti da cui è costellata. Ha
il pregio di restituire bene la tipica atmosfera di
un microcosmo sociale provinciale, ipocrita e dissimulatore.
Una presenza discreta ma incisiva è quella della
radio, da lì si diffondono le note di “Grazie
dei fiori” e delle canzoni di Spataro: musica
simbolo dell’Italia di quel periodo. Tra gli attori
una menzione merita Angela Raffanelli, la caratterizzazione
della cameriera Carolina è più che convincente.
[gianni sarro] |
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