Considerata
una delle migliori 100 commedie americane di tutti i
tempi, girata nel 1975 con stile anni Venti, “Frankestein
Junior” di Mel Brooks è
un cult movie. Ci voleva coraggio per portarlo a teatro
e trasformarlo in un musical. Coraggio trovato dal suo
stesso creatore: a Broadway nel 2007 Brooks lo tramuta
in un musical con ben 485 repliche in soli due anni.
Dopo il successo al debutto dello scorso anno, torna
per la sua seconda stagione italiana, nella versione
della Compagnia della Rancia, che dopo alcune prove
incolore, azzecca il jolly, per uno spettacolo spassoso,
divertente, riuscitissimo.
Ricorda Saverio
Marconi deus ex machina della compagnia e regista
dello spettacolo: «Quando abbiamo ottenuto i
diritti di “The
Producers” Mel Brooks ha supervisionato
ogni dettaglio della produzione fino all'ultimo bozzetto
dei costumi. Questa volta abbiamo avuto carta bianca:
la fiducia che ci è stata data è un
grande incoraggiamento per noi e per questa edizione
originale tutta italiana». Italiana sì.
Eppure l'impressione dominante è che si sia
lavorato come fosse un musical internazionale. Grande
attenzione alle scenografie (di Gabriele Moreschi),
cambiamenti continui e ritmo altissimo, soprattutto
nel primo atto, sfruttando ogni dettaglio di un palcoscenico
molto ricco, che cala lo spettatore nella Transilvania
degli anni Trenta e nei classici film dell'Horror
alla Vincent Price. Ma dal vivo. E se la memoria del
film poteva essere una zavorra pesantissima per lo
spettacolo, si rivela invece un prezioso alleato che
porta il pubblico stesso a partecipare allo show,
declamando insieme agli attori battute quali «Si-può-fare»,
«Rimetta a posto la candela»,
«Potrebbe andare peggio... Potrebbe
piovere», «Il lupo ulu-la',
il castello ulu-lì»…
Riuscita di uno
spettacolo ad alto rischio grazie anche ad un cast
che per una volta è completamente azzeccato.
Giampiero Ingrassia nel ruolo del dottor Fredraich
Frankestin (letteralmente) sembra
tornato alla leggerezza e brillantezza delle prime
performance (“La
piccola bottega degli orrori”
di 25 anni fa per esempio), ben supportato dal ruolo
più complicato da far rivivere ovvero l'Igor
o meglio l’Aigor di Martin
Feldman che Mauro Simone resuscita con stupore e divertimento
senza inutili scimmiottamenti o strizzatine d'occhio.
A far da corollario
alla coppia maschile, un trio femminile di vero spessore.
Giulia Ottonello (nata artisticamente 10 anni fa dalla
trasmissione di Maria De Filippi “Amici”
e protagonista di scelte artistiche inusuali e coraggiose,
lontane dal facile successo di altre sue colleghe),
illumina la scena ogni volta che sale sul palco, tra
canto e recitazione Anni Trenta, con una leggerezza
e divertimento non comuni; Valentina Gullace (la procace
e biondissima assistente di Frankestin, Inga), tra
ironia e sensualità è spalla comica
di prima grandezza, come anche Altea Russo nel ruolo
della governante Frau Blucher, protagonista di uno
degli sketch comici più ricorrenti dello spettacolo
che non riveleremo, ma se ricordate il film...
Difficile trovare
punti deboli ad uno spettacolo che pur italianizzando
la regia e le coreografie originali di Susan Stroman
mantiene il respiro, la pulizia, il divertimento di
un grande musical internazionale. Bene, bravi, bis!
[fabio melandri]