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Autore:
Oscar
Wilde |
Adattamento:
Annalisa
Biancofiore |
Regia:
Annalisa Biancofiore |
Scene:
Stefano Massai |
Costumi:
Annalisa
Biancofiore
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Musica:
Stefano De Meo |
Luci:
Ilaria Granata |
Produzione:
Il Carro dell’Orsa |
Interpreti:
Giulia
Adami, Alessandra Ingami, Silvia Morganti, Elisa Pavolini,
Alberto Querini, Gabriele Sisci |
Anno
di produzione:
2009 |
Genere:
commedia |
In
scena:
fino all'22 marzo al Teatro Dell'Orologio - Sala Gassman
| Via de’ Filippini, 17/a | tel. 066875550 | Dal
martedi al sabato ore 21,30 – domenica ore 18.00
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“Il
mondo ha sempre riso delle proprie tragedie, dato
che questo è il solo modo di sopportarle. E,
di conseguenza, tutto quello che il mondo prende sul
serio, appartiene al lato comico della vita.”
Oscar Wilde
Il fantasma di Canterville (The
Canterville Ghost, 1887) è un celebre racconto
umoristico giovanile di Oscar Wilde. Scritto nel 1887,
viene pubblicato per la prima volta sulla rivista
“Court and Society Review”. Il racconto,
parodia delle storie di fantasmi, ebbe un enorme ed
immediato successo. Un uomo d'affari americano, Hiram
B. Otis, si trasferisce in Inghilterra con la famiglia,
andando ad abitare nel castello di Canterville, senza
sapere che questo è infestato dal fantasma
dell'antico proprietario, Sir Simon di Canterville
che uccise la moglie Lady Eleonore prima di scomparire
nel nulla. Una macchia di sangue sul pavimento, capace
di cambiare colore all’occorrenza, è
il silenzioso testimone di questo tragico evento del
passato. Con l’arrivo dell’allegra famiglia
americana il fantasma metterà in piedi spaventosi
stratagemmi per eliminare i fastidiosi coinquilini,
ma ogni tentativo verrà suo malgrado ridicolizzato
dall’originale e stralunata famiglia.
Il racconto è ora diventato una colorata commedia
musicale grazie ad Annalisa Biancofiore con le musiche
di Stefano De Meo, in scena al Teatro dell’Orologio
di Roma fino al 22 marzo. Una regia che gioca sul
confronto/scontro America/Inghilterra sia a livello
linguistico - caricata e classica la recitazione degli
attori “inglesi” quanto lieve da cabaret
quella per gli attori “americani”, - che
di costumi, teatrali quasi shakespeariani per gli
inglesi, colorati da fantascienza anni ’50 per
gli americani.
Il risultato è un divertissment divertito e
divertente, grazie anche un cast affiatato, capace
di dare all’opera quel tocco surreale, colorato
da musical in Technicolor. [fabio
melandri]
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