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Autore:
Luigi Pirandello |
Regia:
Roberto
Guicciardini |
Scene:
Piero Guicciardini |
Costumi:
Cristina Da Rold (Gabriel Mayer) |
Produzione:
Siciliateatro |
Interpreti:
Sebastiano Lo Monaco, Maria Rosa Carli, Massimiliano Vado,
Rosario Petix, Claudio Mazzenga |
Anno
di produzione:
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Genere:
drammatico |
In
scena:
dal 27 febbraio all’11 marzo, Teatro Valle, Roma |
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Scritta
da Pirandello nel 1922 per Ruggero Ruggeri, la tragedia
vede protagonista un aristocratico che impersona il
personaggio di Enrico IV in una sfilata storica, durante
la quale improvvisamente cade da cavallo e sbatte la
testa. L’uomo perde la memoria ed esce di senno:
da quel momento crede di essere lui stesso l’Imperatore
tedesco. Per dodici anni vive in questa follia, assecondato
da parenti ed amici che gli costruiscono intorno una
corte ossequiosa, nella quale tutto è verosimile:
dai costumi medievali, al trono, allo scettro, ai quattro
fidati scudieri. L’uomo improvvisamente ritrova
la ragione e la memoria, scopre così che la donna
da lui amata, Matilde Spina (Maria Rosaria Carli), è
diventata l’amante di Tito Belcredi (Massimiliano
Vado), suo nemico giurato, al punto da aver provocato
la sua caduta da cavallo dodici anni prima. Inizialmente
la scoperta della relazione di Matilde rischia di far
sprofondare l’uomo nella follia, però reagisce
alla nuova realtà dolorosa e decide di continuare
a fingersi pazzo. Finché, una sera, nella quale
Matilde, con la figlia Fidra (Elena Savio), Belcredi
e il resto della “corte” vanno a far vista
all’uomo, questi svela la sua finzione: ora aspira
solo alla vendetta. Come strumento individua Frida,
che assomiglia in modo impressionante a Matilde da giovane.
Quando l’uomo abbraccia la ragazza, l’odiato
nemico in un impeto d’ira reagisce e il tragico
epilogo si compie.
Questa
versione di Enrico IV diretta da Roberto Guicciardini
restituisce tutto il fascino e la grandezza del teatro
pirandelliano, in particolare la visione non statica,
ma dialettica del reale. A seconda della visuale dalla
quale si osserva, la verità prende forme diverse.
A dar man forte a questa precisa scelta artistica,
intervengono le scenografie (di Piero Guicciardini)
sobrie ed essenziali e i costumi (di Gabriele Mayer)
che ben tratteggiano la dicotomia apparenza-realtà
rappresentata dall’epoca finta di Enrico IV
e dagli anni venti, periodo in cui è ambientata
l’opera. Buona complessivamente la prova degli
attori. Un gradino sopra a tutti Sebastiano Lo Monaco,
che fornisce al personaggio di Enrico IV l’equilibrio
giusto tra pazzia, depressione e voglia di vendicarsi.
L’attore si supera nell’abbrivio finale
del I atto, quando è protagonista di un energico
monologo.
“Perché trovarsi davanti ad un pazzo
sapete che significa? Trovarsi davanti a uno che vi
scrolla dalle fondamenta tutto quanto avete costruito
in voi, attorno a voi, la logica, la logica di tutte
le vostre costruzioni!”. Una delle più
efficaci battute scritte da Pirandello. [gianni
sarro]
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