Autore
Isabella Guarrino, Corrado Scieri
Regia
Paolo Orlandelli
Scene
Lucia Miele Liquori
Costumi
Luci
Coreografie
Musica
 

14 agosto 1999: un altro giorno di vergogna della Repubblica Italiana. Il militare Emanuele Scieri, arrivato alla caserma dei paracadutisti della Folgore di Pisa, La Gomerra, viene trovato morto ai piedi della torre di prosciugamento. Incidente, fatalità o atto di nonnismo? Emanuele era «laureato, 26 anni», uno di quei «civili che hanno l’animo dei militari» ricorda durante la deposizione il generale Celentano, autore del noto breviario della Naja “Lo Zibaldone”, elogio dei comportamenti ‘machi’, dei riti di iniziazione militare, delle storielle pecorecce. Il testo teatrale “Emanuele Scieri” scritto da Isabella Guarrino e Corrado Scieri, ricostruisce i fatti dell’omicidio con deposizioni dei protagonisti, perizie degli esperti e interrogazioni al Senato. La forma drammaturgica prescelta è quella del coro, con la messa in scena finale dei fatti avvenuti quella notte: i militari anziani (i nonni), che accerchiano Emanuele con la complicità di un commilitone codardo (Viberi, una sorta di Don Abbondio dei giorni nostri) e lo costringono a salire sulla scala non protetta di una torre, con le scarpe allacciate e le mani calpestate da un commilitone. Emanuele cade nel vuoto. Violenza che giunge al sacrificio umano, panico generale e chiamata notturna ai capi: «Lasciate che muoia, sembrerà un incidente». Perché? Semplice: Emanuele minacciava di denunciarli.

Emanuele è un Cristo deposto tra le braccia del coro. Nessun colpevole, il procuratore Iannelli ammetterà poi: «Ci sta che un rebus non venga risolto». La responsabilità individuale e collettiva di questo Paese, abisso che non conosce mai fondo, è la vera grande assente. I commilitoni negano, i capi negano. In fondo «Negare, sempre negare» non è la più valida espressione del machismo italico? I parlamentari italiani s’interessano alla vicenda fino a quando è “calda”, si vive di comunicazione non di contenuto né di etica. Spente le luci dei riflettori, la storia non esiste più; emblema dell’Italia odierna: assenza assoluta di responsabilità e «tanto rumore per nulla».

Onore ai genitori del ragazzo ucciso, che hanno trovato la forza di raccontare il dramma per trovare ascolto, magari nella parte buona e onesta del Paese, che fatica ad affermarsi e che dovrebbe indignarsi di più. Impossibile rimanere indifferenti a tanto dolore: neanche gli attori del coro ci riescono, le loro voci sono spesso sopra le righe nella narrazione, più vere nell’interpretazione dei protagonisti della storia. Giuseppe Alagna nella parte del padre di Emanuele e del Generale Celentano interpreta i personaggi senza rabbia, nella più profonda umanità, nel bene e nel male.

Per non dimenticare. [deborah ferrucci]

Interpreti
Andrea Batti, Riccardo Bergo, Valeria Cammalleri, Lucia Caporaso, Domenico Franceschelli, Simone Frateschi, Aleandro Fusco, Giovanna Gentile, Raffaele Gliottone, beatrice Picariello, Elisa Sensi, Davide Solari, Martina Taglianozzi
e con la partecipazione straordinaria di Giuseppe Alagna
Produzione
Teatro dei Documenti, 1° Agosto Film, Teatri di Nina
In scena
fino al 16 marzo 2014 al Teatro dei Documenti | Roma
Anno
2014
Genere
drammatico