Debutto romano per "Eder
Speranza", monologo scritto e interpretato
da Teresa Del Vecchio.
Eder è un personaggio di ruccelliana memoria,
specialmente per l'epilogo che nasce da una situazione
disagiata. Figlia di una ragazza madre, Eder cresce
nel rimpianto di non aver mai conosciuto il padre, che
a sua volta non l'ha mai voluta riconoscere come propria
figlia. Una volta divenuta adulta, parte dal piccolo
paesino di Collentrocchia per Roma, con l'intento di
incontrare il padre naturale che fa il cantante. Riuscita
a farsi strada tra lo stuolo di fan parla con l'uomo
senza riuscire a riconoscere in lui un padre: quel cantante
vanesio non si ricorda nemmeno della madre ed Eder si
allontana delusa e rifiutata un'altra volta. Rimane
a Roma, trova un lavoro come cameriera alla mensa di
Cinecittà e si innamora follemente di un giovane
attore in cerca di fortuna, Alex , appena uscito da
un reality, con il quale spera di costruire finalmente
un futuro felice. Ma i sogni a volte rimangono tali...
Spettacolo fruibile e leggero, monologo garbato e delicato
ben condotto dalla protagonista che passa facilmente
e con maestria dal registro comico a quello drammatico,
delineando un personaggio un po' buffo e un po' malinconico
e inaspettatamente tragico al finale. Corretta ed essenziale
la regia di Giorgio Carosi che si attiene alle linee
del testo senza tradirlo, così come le luci e
le musiche si plasmano coerentemente alla linea drammaturgica.
Applausi calorosi al finale. [annalisa
picconi]
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