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Autore:
Euripide |
Regia:
Carlo Cerciello |
Scene:
Roberto
Crea |
Musica:
Paolo Coletta |
Luci:
Cesrae
Accetta |
Costumi:
Daniela
Ciancio |
Compagnia:
Gli Ipocriti |
Interpreti:
Isa Danieli, Franco Acampora, Fortunato Cerlino, Ciro
Damiano, Niko Mucci, Imma Villa, Autilia Ranieri, Caterina
Pontrandolfo, Daniela Vitale, Raffaele Ausiello |
Anno
di produzione:
2010 |
Genere:
tragedia |
In
scena: fino
al 28 febbraio al Teatro
Eliseo di Roma
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Le
fredde luci di un macello, il dolore di una madre,
la vendetta dell’universo femminile. Ecuba è
uno dei personaggi più tragicamente moderni
della mitologia greca: la sua storia è quella
di tutte le donne ferite dalla guerra, un “gioco”
tutto al maschile che calpesta la dignità dell’universo
femminile.
Isa Danieli diretta da Carlo Cerciello, è un’Ecuba
dalle tinte fosche, straziata dal dolore ma composta
nella disperazione per aver perduto i suoi due figli
Polidoro e Polissena (i talentuosi Raffaele Ausiello
e Daniela Vitale), barbaramente trucidati dagli Achei.
Considerato forse uno dei personaggi più inquietanti
di Euripide, la Ecuba della Danieli è convincente
solo a metà. Quella che il tragediografo greco
dipinse come una figura femminile ai limiti dell’umanità,
non trova eccessivo riscontro nell’interpretazione
della protagonista e, di conseguenza, nella costruzione
drammaturgica.
La storia è ambientata nelle freddi stanze
di un macello. Sull’intero fondale del palco
campeggia la raffigurazione di un bovino sul quale
sono tracciate in verde fosforescente le parti pronte
per il macello. Gli attori sono, di volta in volta,
vittime e carnefici, quasi a voler sottolineare l’oscena
inutilità della vendetta e la democraticità
del dolore che colpisce tutti, senza possibilità
di scampo.
Odisseo (Niko Mucci) e Agamennone (Fortunato Cerlino)
indossano grembiuli da macellaio, a voler sottolineare
e marchiare la loro condizione di “carnefici”
altrimenti poco riconoscibile dalle loro piatte interpretazioni.
Eccessivamente enfatico appare il Polimestore di Franco
Acampora, mentre una nota di merito va alle coreute
Imma Villa e Autilia Ranieri che, assieme a Caterina
Pontrandolfo, sottolineano con la loro vocalità
i momenti corali della tragedia.
Emozionante l’ultimo monologo di Ecuba nel quale
Isa Danieli, in piedi sull’altare dove giaceva
il cadavere della figlia, indossa il grembiule sporco
di sangue: ora è lei la carnefice che, in preda
alla furia omicida appena consumatasi, urla magistralmente
la propria pena.
[patrizia vitrugno]
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