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Anno
2012
Genere
monologo
In
scena
in turnè
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Autore |
Natalia
Ginzburg |
Regia |
Valerio
Binasco |
Scene |
Laura
Benzi |
Costumi |
Sandra
Cardini |
Luci |
Laura
Benzi |
Musica |
Arturo Annecchino |
Interpreti |
Sabrina
Impacciatore |
Produzione |
Pierfrancesco
Pisani / Parmaconcerti / Teatro della Tosse / Infinito |
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Una
donna è seduta su una sedia. Lo sguardo è fisso,
sembra perso nel vuoto. I suoi occhi sono cerchiati di nero,
il nero del trucco sbavato per le lacrime che scendono giù
copiose. Una donna è seduta su una sedia e racconta di
“avergli sparato negli occhi”. Di lei non sapremo
mai il nome. Sappiamo che è un'insegnante e che ha appena
ucciso il marito con un colpo di pistola. Quella donna sul palco
è Sabrina Impacciatore: ferma, nella stessa posizione
per tutta la durata dello spettacolo. Unico movimento, la lieve
contrazione del piede che pare seguire un preciso ritmo, un
sottile movimento quasi compulsivo.
In “È stato così”
c’è il racconto, quasi in trance, della donna che
ripercorre gli episodi della vita, che l’hanno portata
a uccidere. Dalle note di un pianoforte suonato a quattro mani
al primo appuntamento, dal primo distacco inspiegabile all’incontro
casuale, dal matrimonio alla nascita della figlia. Su tutto
ciò un’ombra di nome Giovanna, sempre presente,
mai nascosta: l’unica donna che Alberto, il marito, abbia
mai amato e che continua, nonostante la sua famiglia e la famiglia
di lei (e per stessa ammissione dell’uomo anche per questo
motivo), a frequentare.
La storia, tratta dal romanzo omonimo di Natalia Ginzburg e
diretta da Valerio Binasco, si affida completamente all’interpretazione
di Sabrina Impacciatore che, faticosamente, la racconta. Ed
è faticoso seguire le sue vicissitudini soprattutto per
il tono (forse volutamente?) monocorde che rende ogni momento
statico, incolore e simile a tutti gli altri, che siano felici
o meno. E nonostante un inizio da pugno nello stomaco, il resto
diventa un urlo che si perde nel vuoto.
[patrizia vitrugno]
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