Reale e surreale,
ironica e grottesca. È questa la cifra di Due
donne e... un antifurto, una pièce
curiosa, che colpisce di primo acchito per la scelta
estetica di scene e costumi. Colori sgargianti, fluo
e fantasie da cartone animato, che evidenziano l’esplicita
volontà di mettere in risalto la dimensione
anomala ma al contempo stereotipata in cui si sviluppa
la vicenda. L’appartamento delle coinquiline
e amiche Ketty (naïve e dissoluta) e Serena (bigotta
e ossessiva nelle faccende di casa) alle prese con
la routine, gli amori e i problemi di lavoro, all’interno
di un condominio in un quartiere della periferia romana.
Un inaspettato furto le spinge, atterrite, a mettere
in sicurezza la casa comprando un antifurto efficiente,
economico e sicuro (made in Cina), che cambierà
inaspettatamente le loro vite.
Una parodia sulla quotidianità
femminile, tra paranoie e morbosità, dove la
ricerca di sicurezza in amore (surrogata da un ‘feticcio’)
diviene occasione per mettere a nudo le debolezze
e gli auto-condizionamenti, tanto nella quotidianità
quanto nelle relazioni sentimentali. «La commedia
- spiega il regista Pascal La Delfa - è un
pretesto per indagare il complesso universo femminile
di fronte alla ricerca dell’amore e mostrare
il mondo nascosto che c’è in ogni donna.
Esattamente ciò che, virtualmente, ogni uomo,
come un ladro, vorrebbe rubare».
Le attrici sono
in scena con disinvoltura e brio, benché il
testo non sempre aiuti a far decollare la relazione
sul piano della comicità, risultando a tratti
demenziale e frustrando persino i dialoghi, che talvolta
tradiscono uno scollamento nei botta e risposta tra
le due. Uno spettacolo popolare nel senso buono del
termine, che scorre e si fa seguire senza difficoltà,
ma che non appassiona completamente.
[benedetta corà]