Dondolare
appeso a fili. Celare la nudità di un corpo
dietro le maglie di una rete-bozzolo. Strisciare su
quattro ruote che rigano la sabbia. Bere acqua: buona.
Stirare i muscoli fino a toccare l'Altissimo e poi
giù a rilassare il corpo. Tracce di quei frammenti
che hanno affiancato alla figura dell'artista Antonio
Rezza la qualità a lui più consona del
performer e aprono la diciassettesima edizione di
Garofano Verde. Scenari di teatro omosessuale (dal
3 al 23 giugno al Teatro Belli di Roma). E quella
del performer è una qualità che sfugge
al controllo di Rezza, nel senso più ampio
e più reale. Ampio come sono i suoi riferimenti
e reale così come lo è la sua energia.
Frammenti in cui si rispecchiano mille volti che possono
essere letti, interpretati, desiderati, idolatrati
in altrettanti modi differenti, tanto è versatile
la sua maschera. Energia pura, sfiancamento fisico,
pungente ilarità, intelligente satira è
"Doppia identità elevata al superficiale".
I costumi, pensati e realizzati da Flavia Mastrella,
plasmano il corpo e lo aiutano a esprimersi interferendo
o, meglio, sostituendosi alla parola, come un soggetto
scenico; oppure, sospesi a strutture metalliche, diventano
scenografia; o ancora entrambe le cose assieme. Donna
e uomo, due identità. Chi è uomo? Chi
è donna? Quali le differenze? Non è
questo il punto. Il punto è che dietro la galleria
di personaggi orrendamente comici, si cela una gran
solitudine. Leggera, quasi impalpabile, ma presente.
Ogni maschera ne nasconde un pezzo. E questo il pubblico
lo sa. È il pubblico che attrae l'energia di
Rezza. È su di esso che il performer riversa
la sua folle genialità. Quadri di umanità
grottesca. Un pugno allo stomaco. Per poi ridere.
O anche piangere. Di certo sentire. Non c'è
scampo.
[patrizia vitrugno]