Sogno
o realtà? Delirio di una mente malata o diario di un
viaggio incredibile, ai confini della realtà? Sono i
due poli all'interno dei quali lo spettatore viaggia, trasportato
da un racconto straordinario eppur così vero, che sembra
uscito dalla fantasia di Wim Wenders o Terry Gilliam.
In un camerino dell'Alhambra Music
Hall di Londra, la diva più acclamata, discussa e vagheggiata
dell'inizio del '900, inizia a raccontare la storia della
sua rocambolesca vita: il trapezio, la gloria, ma anche la
nascita da un gigantesco uovo, l'adolescenza in un bordello
fino a quando a 14 anni prima un dolore tra le scapole ed
una peluria leggera poi, non segnalano la presenza di qualcosa
che la fa assomigliare ad un angelo del paradiso o ad una
creatura infernale: un paio d'ali.
Spettacolo
liberamente ispirato al romanzo cult della più stravagante
e visionaria scrittrice inglese nota come uno degli emblemi
della letteratura femminile del nostro secolo, Angela Carter,
"La Donna Alata"
è una prova d'attrice per la protagonista Federica
Restani, che nell'arco di un'ora fa rivivere un'epoca, puntando
sui dettagli di una scenografia povera ma essenziale ed sul
potere evocatorio e drammaturgico della parola.
Un racconto di deformità e alienità,
capace di andare oltre l'apparenza. Puntando sul coraggio
e l'amore come strumento di “conformismo”, permette
di superare e ridere della deformità e trasforma il
diverso da un emarginato in mito, attraverso un epico e rocambolesco
riscatto.
Uno spettacolo
imperfetto, ma dotato di un indubbio fascino strisciante.
[fabio melandri]