C’è
qualcosa di autentico nella commedia “Detective
Malone…suppongo”.
C’è lo scrittore squattrinato, Matteo
(Alessandro Fiorucci), in cerca dell’ispirazione
e di un ingaggio, la fidanzata Carla (Fabrizia Scaccia)
che “abbaia” per i conti da pagare e i
personaggi inventati dallo scrittore, Detective Malone
(Alessandro Pascucci) e Sophie (Enrica Guidi). In
un angolo, non meno importante, c’è lei:
la televisione. Quella dei teleromanzi, quella che
sancisce la notorietà di un artista.
Speranze, ansie, partecipazione di tutti gli interpreti
di questa commedia sono come il camioncino del film
“Miss Little Sunshine”:
ci stanno dentro tutti, nessuno viene lasciato a piedi,
a volte forse bisogna spingere per farlo partire,
ma vanno tutti nella stessa direzione.
Più che la scena finale dell’autore Matteo
che si rispecchia fisicamente con il protagonista
Detective, colpisce quella tra Sophie e il Detective,
seduti sul divano, catturati dal teleromanzo che segue
sempre Carla, la fidanzata dello scrittore.
Armonia di recitazione, di intenzioni, di scene, di
regia. Può sembrare paradossale, ma non c’è
niente di più stucchevole della falsità,
della presunzione, a teatro. Al contrario, “Detective
Malone… suppongo”, non illude, non promette
quello che non può mantenere, resta su un piano
concreto, possibile, comunicabile, mette tutti i pezzi
della vita sullo stesso livello, come un fiume che
scorre. Semplicemente. Un po’ come quel nastro
che circonda le mura della platea del teatro, con
scritto che lo spazio scenico si è ristretto,
probabilmente per i soliti problemi economici (difficile
arricchirsi con il teatro!). Ma gli artisti non demordono,
non rinunciano ai propri sogni; proprio come Matteo,
lo scrittore protagonista, che resistendo, alla fine
ha la sua ricompensa, non assoluta, ma come la vita
“pari e patta”. Spettacolo onesto, affidabile.
[deborah
ferrucci]