Nell'immaginario
collettivo una settimana su un'isola semideserta rappresenta
il luogo deputato per rimettere insieme i cocci di
una coppia che scoppia, ma quando ci mette lo zampino
il destino cinico e baro, costringendo marito e moglie
alla convivenza forzata con un'altra coppia, la crisi
finisce per coinvolgere tutti i personaggi di questa
commedia brillante che rimanda, talvolta in maniera
inequivocabile, al lungometraggio cinematografico
"Ferie d'agosto"
di Paolo Virzì.
Mino ed Elena, interpretati da Pino Ammendola e Maria
Letizia Gorga, sono una coppia di insegnanti piuttosto
snob che hanno deciso di acquistare un appartamento
in multiproprietà in quella che la pubblicità
descrive come un'isola da sogno. In realtà
la casa è fatiscente, i servizi inesistenti
e il luogo è abitato quasi esclusivamente dal
factotum Carlos, truffaldino e dallo spagnolo maccheronico,
a cui presta il volto Giorgio Gobbi, l'attore che
ha vestito i panni di Ricciotto ne "Il Marchese
del Grillo" di Mario Monicelli. Ad aggravare
la situazione ci pensa l'arrivo del macellaio romano
Mauro (Massimo Corvo) e della compagna russa Beate
(Annalisa Favetti) con i quali Mino ed Elena si contendono
la proprietà dell'appartamento. Mino, amante
della poesia e nostalgico del comunismo sovietico,
subisce i modi rudi di Mauro, pratico nell'affrontare
anche le situazioni più ardue e convinto di
essere esponente di "quella maggioranza silenziosa
che ha abbattuto il Muro di Berlino", mentre
dall'altra è preda del fascino di Beate donna
di quell'est europeo che per lui ha rappresentato
idealmente il sol dell'avvenir. La catena di equivoci
che coinvolge a ripetizione i quattro finisce per
convincere Carlos che nell'appartamento si pratichi
lo scambio di coppia, ma sul più bello saranno
le differenze tra sessi a prevalere su quelle sentimentali.
La commedia di Pino Ammendola, tornato sul piccolo
schermo al fianco di Massimo Ranieri in "Filumena
Marturano", vive di battute il più delle
volte facili e si alimenta della contrapposizione
piuttosto scontata tra due stili di vita inconciliabili,
visioni politiche e ideologiche opposte, ma al tempo
stesso rappresenta, con un certo realismo lessicale,
l'Italia dei nostri giorni. Oltre ad Ammendola, tra
gli interpreti va ricordata la buona prova di Massimo
Corvo, a suo agio nei panni del macellaio romano di
verdoniana memoria. La scenografia di Gianluca Amodio,
scabra ed essenziale, rende l'idea di un ambiente
chiuso e maleodorante, dove il comfort non è
che un'utopia.
[valerio refat]