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Autore:
Ugo Chiti
liberamente ispirato a La metamorfosi di Franz Kafka |
Regia:
Ugo Chiti |
Scene:
Daniele Spisa |
Costumi:
Giuliana Colzi |
Musica:
Vanni Cassori, Jonathan Chiti |
Luci:
Marco Messeri |
Compagnia:
Teatro Eliseo, Arca Azzurra Teatro
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Interpreti:
Giuliana
Lojodice, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali,
Massimo Salvianti, Lucia Socci |
Anno
di produzione:
2009 |
Genere:
dramma |
In
scena:
fino al all’8 febbraio 2009 al Teatro
Eliseo di Roma | Via Nazionale, 183 |
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Essere
dentro e nel contempo dietro il testo Le
Metamorfosi di Frank Kafka, significa osservare
con gli occhi dei genitori di Gregorio, della sorella
e della cameriera Anna quello che già si conosce
del libro. Significa cambiare la prospettiva.
Le conversazioni di Anna K.,
scritto e diretto da Ugo Chiti, permette di avere
una diversa angolazione rispetto al romanzo: di scoprire
i dolori, la paura, l’assuefazione e persino
il disprezzo finale che vive la famiglia Samsa, senza
passare per i pensieri del protagonista. Disprezzo:
è questo ciò che si raggiunge. Giorno
dopo giorno, sfiniti dalla vergogna e dal ribrezzo,
i familiari – trasformatosi in “un insetto
gigantesco” all’inizio dello spettacolo
– finiranno per odiarlo. Solo una persona gli
rimane vicino e capisce, per quanto possibile, i suoi
strazianti dialoghi e le richieste d’aiuto.
Si tratta di Anna, la vedova tutto fare dei Samsa.
E’ lei, interpretata da Giuliana Lojodice con
lo stile e la proprietà dello spazio scenico
che la contraddistinguono, la sola a capire cosa preferisce
mangiare ora, a pulire la sua stanza, a parlare con
“l’altra cosa” e a comprendere i
suoi dialoghi fatti di suoni indistinti, che sembrano
picchiettate sul muro. E sarà lei a fargli
“vedere un po’ di sole”. Interamente
ambientato all’interno di casa Samsa, lo spettatore
può così penetrare nelle singole stanze.
Il risultato è raggiunto grazie alla scenografia
con pannelli scorrevoli che trasformano il corridoio
nella sala da pranzo (da qui la stanza di Gregorio
è una vera e propria presenza/assenza), nell’ingresso
e nella stanza angolare di Gregorio
Ugo Chiti sceglie di realizzare uno spettacolo seguendo
lo sguardo di Anna, che “si presenta come un
donnetta loquace e inopportuna ma presto lascia intravedere
un cuore ruvido e semplice capace di relazionarsi
con tutti i personaggi di casa Samsa compresa l’angosciosa
esclusione di Gregorio. Anna si muove, in parte, parallela
alle dinamiche conosciute della vicenda, in parte
“attivando” quelle che potremmo chiamare
“le scene assenti” del racconto o le “scene
appena percepite” da Gregorio attraverso la
porta chiusa della camera”. Esperimento egregiamente
riuscito. [valentina
venturi]
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