|
Autore:
Nuccio Siano, tratto dal romanzo di Walter Siti |
Adattamento:
|
Regia:
Nuccio
Siano |
|
Scene:
------------------------------- |
Costumi:
------------------------- |
Luci:
Luca Santini |
Suono:
Sandro Stefanini |
Produzione:
Teatro del CarrettAssociazione Culturale Beat 72 Associazione
Culturale Porta Nova |
Interpreti:
Tiziana Avarista, Marina Biondi, Michele Botrugno, Alessandra
Costanzo, Riccardo Floris, Carmen Giardina, Fabio Gomiero,
Mario Grossi, Anna Maria Loliva, Federica Marchettini,
Isabella Martelli, Maurizio Palladino, Nuccio Siano, Maurizio
Tesei |
Anno
di produzione:
2009 |
Genere:
drammatico |
In
scena: fino
al 13 dicembre al Nuovo Teatro Colosseo, via Capo
d'Africa, 29/a, Roma
|
|
|
Il
contagio
è un testo duro, profondamente calato nella
sconcertante, e disperante realtà suburbana
che in quasi tre ore di spettacolo trascina lo spettatore
nei bassifondi di un’umanità derelitta
che si mostra senza censure.
Tratto dall’omonimo romanzo di Walter Siti,
Nuccio Siano è un professore – narratore
che addita e dirige come un puntuale direttore d’orchestra
i numerosi personaggi desunti dalla disgraziata periferia.
Sì, perché di disgrazia si parla, un
girone dantesco di peccatori involontari o malevoli
che non hanno via di scampo e che appaiono destinati
a travolgere e distruggere tutto ciò che li
circonda.
Contagio perché come una pestilenza infetta
l’ambiente, trascinando nel vortice discendente
tutti coloro con cui viene a contatto. Il contagio
ha un linguaggio crudo e osceno, una macabra parata
di attori che si avvicendano sulla scena raccontando
le proprie esistenze private di punti di riferimento:
lo spacciatore egoista circondato di postulanti e
falsi amici, la conturbante prostituta alla quale
hanno tolto il figlio, la sedicente laureata che si
lascia conquistare dai soldi facili di un’attività
di prestanome che le si stringe intorno come un cappio
al collo, la portiera scivolata nell’indigenza
per colpa delle telecamere che le hanno rubato il
lavoro e la rampolla di buona famiglia, che si prende
un amante popolano per dimostrare quanto sia effettivamente
di sinistra senza accorgersi di diventare il risibile
cliché del radical chic.
Falsi valori borghesi e lusso a buon mercato si intrecciano
con i bassifondi in un percorso a doppio senso. Punto
di inizio e di arrivo, perché come in un contemporaneo
ciclo dei vinti sovrastato dal grigiore del cemento
armato non vi è scampo e non si sfugge alla
periferia.
E’ una piaga in setticemia che si propaga senza
sosta, un ritratto espressionistico impietoso di una
realtà svuotata della presenza della società
e delle istituzioni, che intervengono solo per punire.
V’è l’eco di “Accattone”
e dei “Ragazzi di vita” di Pier Paolo
Pasolini, ai quali viene però tolto lo spessore
di una giustizia ed etica postbelliche e popolari,
tramutate in un aggregato di passioni e desideri primordiali.
Anche le musiche tra cui la cover di “Che cosa
sono le nuvole” tratta da “Capriccio all’italiana”
di Pasolini - una struggente canzone in cui due burattini
portati al macero alzano gli occhi prima di morire
ed ammirano finalmente la bellezza del creato –
e le laceranti onde rock dei Radiohead, accentuano
la poeticità di questo moderno inferno terreno.
[paola di felice]
|
|
|
|
|
2011 | |
|
|
|