È
nel titolo dello spettacolo il senso della commedia
scritta e interpretata da Carlo Buccirosso, in scena
fino al 5 aprile alla Sala Umberto di Roma. Parodia
e ilarità sono le linee guida di un’opera
che, oltre a divertire, offre spunti di analisi attraverso
una rilettura del romanzo manzoniano: con
I Compromessi Sposi Buccirosso riesce ad esprimere
tutto il suo estro.
Il racconto ha inizio “su quel ramo del lago
di Como che volge a mezzogiorno”, ma ben presto
si dipana in una sorta di “storia letta al contrario”,
che vede un ribaltamento di tutti i ruoli chiave.
Lucia insegue Renzo per farsi sposare a tutti i costi
mentre Don Abbondio, energico e volitivo, fa la ramanzina
ai bravi prendendoli per le orecchie. Don Rodrigo,
gran signore educato e complimentoso, chiede ad Agnese
il permesso di rapire sua figlia… E così
via.
Rispetto al romanzo di Alessandro Manzoni, qui gli
sposi sono “compromessi” e non promessi
e l’accento è spostato con comicità
sugli impedimenti economici provenienti dal matrimonio
di Renzo e Lucia. A fare da guastafeste è Don
Rodrigo, un guappo di periferia, strozzino di Acerra
emigrato al nord, che usa il proprio potere economico
per taglieggiare i vari personaggi e conquistare la
bella Lucia. Buccirosso nella parte di Don Rodrigo
si trasforma e, complice una vistosa parrucca anni
70, dà vita a una serie di gag fulminanti e
ironiche con le quali conduce lo spettatore nel clima
di una delle migliori commedie da lui interpretata.
La formula è quella del musical, o meglio della
parodia musicale. Nella scaletta sono presenti canzoni
famose come Perdere l’amore o Je so’ pazzo
trasformate nel testo, per meglio adattarle alla situazione
comica.
Nel secondo atto la vitalità dello spettacolo
sembra calare per le coreografie e i balletti, di
ottima fattura ma forse fuori tema. Ma la scossa arriva
dal dialogo con L’innominato, che da boss camorristico
diventa un “pentito” quando comprende
che il male che ha fatto è ingiustificabile.
In lui vive una concezione matura della malavita organizzata,
lontana dall’euforia guappesca di Don Rodrigo.
I Compromessi Sposi si
conclude tra le risate del pubblico, dopo più
di due ore di musica e battute. Dinamica la scenografia,
che muta a seconda del contesto da interpretare. Dubbi
sui cambi di scena manuali, troppo rumorosi e lenti.
Dopo la fortunata interpretazione dell’onorevole
Cirino Pomicino ne “Il
Divo” di Paolo Sorrentino, ecco un’altra
prova maiuscola di un attore che il mondo dello spettacolo
ha spesso relegato a ruoli di “caratterista”.
Da sottolineare le prove eccellenti di Tullio Del
Matto e Graziella Marina rispettivamente Don Abbondio
e Perpetua. [mirko polisano]