Nel
2008 sono stati registrati in Italia 323 casi di pirateria
con 93 morti. Uno ogni tre giorni. I colpevoli non
sempre sono emarginati, ubriachi, extracomunitari
o delinquenti abituati a scappare a causa di una vita
vissuta al limite dell’illegalità. Spesso
sono persone normali, normalissime, rispettabili ed
insospettabili cittadini.
Proprio da questi dati prende spunto Angelo Longoni
per la sua commedia agrodolce Col
piede giusto: una notte di pioggia, un temporale...
Una strada provinciale, buia e poco battuta, diventa
lo scenario di un incidente. Un uomo al volante della
sua auto, un secondo a piedi che attraversa la strada.
L’impatto, la fuga. Ed è solo l’inizio.
I protagonisti: un neo-parlamentare della Repubblica
(Simone Colombari), genero di un Senatore, a detta
di molti (se non di tutti) un completo inetto, un
vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro. Il suo unico
pregio è aver sposato la persona giusta, una
donna bellissima (Eleonora Ivone), apparentemente
remissiva ma in realtà una machiavellica presenza
capace come Lady Macbeth di muovere le fila nell’ombra
senza dare adito a sospetti. Tra di loro si muove
l’avvocato di famiglia (Blas Roca Rey), il vero
deus ex machina della commedia, che inventa, smonta,
complotta, agisce, addossando colpe e responsabilità
a tutti tranne che a se stesso, dimostrando solo alla
fine le sue debolezze. Infine c’è la
vedova Amanda Sandrelli, in perenne equilibrio instabile
tra commedia e tragedia, tra personaggio e fumetto.
Il tema della fuga dalle proprie responsabilità
è il cardine su cui ruota questa commedia piccolo-borghese;
l’aggettivo è riferito allo spessore
morale dei personaggi in campo, pronti a muovere le
fila, a scendere a compromessi pur di trarre guadagno
da qualsiasi situazione si presenti. Ogni sentimento
– amore, amicizia, rimorso - diventa strumento
per raggiungere i propri fini, in un panorama in cui
è il cinismo a trionfare.
Le interpretazioni sono intermittenti. Non convincono
appieno Eleonora Ivone e Simone Colombari, con personaggi
che evolvono in maniera inaspettatamente forzata,
ma la responsabilità è da dividere con
l’autore della commedia; Amanda Sandrelli è
convincente quando non spinge troppo sull’acceleratore
di una recitazione forzata ai limiti della macchietta.
Perfetto, lucido, misurato, mefistofelico Blas Roca
Rey che con la sua presenza sul palcoscenico dosa
i ritmi dello spettacolo, all’interno di una
narrazione che procede per successione di quadri incorniciati
dalle essenziali e non invasive scene di Leonardo
Conte ed Alessandra Panconi. [fabio
melandri]