Quante
cose sono successe nel 1967? Tante. Dall’occupazione
delle università, alla morte di Che Guevara
fu un anno pieno di avvenimenti, politici e sociali.
Nel 1967, a Sulmona, nasceva il comico Gabriele Cirilli
che a 43 anni, raggiunta ormai la notorietà
grazie alla vetrina televisiva di “Zelig”,
si presenta a teatro con un monologo dal titolo “Classe
67. Nessuno è perfetto”.
Cirilli si rivolge al suo pubblico, per lo più
quello giovane che lo segue sul mezzo televisivo,
dialogando con le prime file, con un’apertura
disinvolta, mirata come dice lui stesso a “sfondare
la famosa quarta parete” del teatro. Poi parte
la narrazione: dai vari modi di provare emozioni,
a come sperimentare il senso del pericolo, tutti legati
alle difficoltà quotidiane dell’uomo
comune. Arriva quindi a raccontare la sua vita di
giovane abruzzese col sogno di fare l’attore:
le incomprensioni della famiglia, la derisione dei
concittadini e poi la decisione di partire, di andare
a Roma per provarci. Alla stazione però non
è solo, ci sono i nonni; che i nonni capiscono
sempre tutto. E dopo le solite raccomandazioni sul
fare attenzione alla metropoli: “che Roma è
una città piena di puttanismi”, lo salutano
mentre il treno si allontana nella nebbia del mattino
e Gabriele va incontro al suo futuro.
La comicità di Cirilli non è certo definibile
d’avanguardia, non è l’inventore
di un nuovo genere comico, non è uno sperimentatore;
è un battutista da bar. Le sue gag sono frizzanti
e la battuta è pronta ma il tutto è
estremamente lineare. Ebbene, questo ci piace. Perché
farsi due risate al bar con uno che potrebbe tranquillamente
essere il collega, il vicino di casa, il cognato,
è una delle cose che possono cambiare l’umore
di una giornata. [marina
viola]