Quando
a teatro si affrontano tematiche attuali, con un linguaggio
contemporaeo e un ritmo affine alla quotidianità,
spesso la scelta è apprezzabile; se poi il
punto di partenza e insieme di superamento è
“Lo zoo di vetro”
di Tennessee Williams, l’operazione di studio
e rilettura invoglia e stimola. “Ciclopi
- Terra di nessuno” narra le
vicende di una famiglia in difficoltà, composta
da Amanda (madre frustrata ed ex ballerina in tv,
che lascia il lavoro per dedicarsi alla casa), Tommy
e Gilda (i due figli). C’è poi Jimmy,
amico di Tommy, sindacalista prossimo ad entrare in
politica.
"Ciclopi.
Terra di nessuno" è la
storia di uno strampalato nucleo familiare in crisi
economica, che sopravvive grazie allo stipendio del
figlio, giovane operaio, ma che vuole scappare e abbandonare
tutto per salvarsi e suonare la sua musica con Gilda.
Ma lei è strana, speciale, vive come se nulla
di ciò che le accade la sfiori: le basta cantare
in camera con il fratello e disegnarsi croci sulle
braccia con il rossetto. Fuori, intanto, si respira
un'aria fetida, il cielo è rosso, le fragole
verdi e una strana epidemia sta colpendo gli operai.
Le tematiche affrontate sono molteplici: sociale,
familiare e di perdita di speranza giovanile; ma è
all’idea racchiusa nel titolo che tutte le questioni
rimandano in maniera più ampia.
Uno spaccato di vita che,
proprio perché grottesco, invita esplicitamente
a riflettere, ma che per essere compreso sotto la
superficie, necessita della collaborazione attiva
dello spettatore. La scena scarna, fatta di tre zone
circoscritte in cui i protagonisti vivono in una sorta
di bizzarra alienazione volontaria, è compensata
dalla performance degli attori, efficaci e convincenti
nel tenere stretta l’estremizzazione caricaturale
dei personaggi, evidenziandone sia idiosincrasie e
fragilità che umanità e disperazione.
Le luci si adeguano discretamente alle esigenze di
scena, mentre i costumi sgargianti e al limite del
kitsch evidenziano l’idea di uno stereotipo
sociale che vale per tutti.
Un’operazione
interessante, che in poco più di un’ora
rivela l’entusiasmo del lavoro di un’équipe
affiatata, che non porta solo in scena un testo prestabilito,
ma ne fa un pretesto di aggregazione e ricerca collettiva.
[benedetta corà]