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Autore:
Mauro Bigonzetti |
Traduzione:
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Coreografie:
Mauro
Bigonzetti |
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Scene:
Angelo Davoli |
Costumi:
Kristophere
Millar, Lois Swandale |
Musica:
Luciano Ligabue |
Luci:
Carlo Cerri |
Compagnia:
Compagnia Aterballetto |
Produzione:
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Interpreti:
Compagnia Aterballetto |
Anno
di produzione:
2009 |
Genere:
danza |
In
scena:
in turnè Modena, Livorno, Assisi, Forlì,
Lucca, Como
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Affondando
fendenti le punte eleganti di ballerine avvolte in
una nuvola di tulle tra i detriti di una cava della
“bassa reggiana”. Riflettori accesi: sul
palco diciannove corpi capaci di tutto, fisicità
e applausi. E ancora, fuseaux, scaldamuscoli, paiette,
jeans lacerati, ritmo sfrenato e acrobazie. Insomma,
un po’ balletto un po’ concerto per vedere
che effetto fa quando la musica di Luciano Ligabue
incontra la danza sensuale e spettacolare del coreografo
Mauro Bigonzetti in “Certe notti”, spettacolo
portato in scena all’Argentina di Roma dalla
celebre compagnia Aterballetto di Reggio Emilia.
Viene aperto il sipario ad un viaggio onirico, metaforico,
poetico che scuote i cuori, agita lo spirito sulle
note della voce di Ligabue, poeta con gli estratti
dal libro “Lettere d’amore nel frigo”,
regista nei dialoghi tratti dal film “Radiofreccia”,
ma soprattutto ruvido cantante con la quindicina di
canzoni dagli album live sul palco del teatro Argentina.
Un ensemble che diventa la colonna sonora della coreografia
con cui Bigonzetti rende visibile e palpabile la potenza
musicale, pulsante di vita e di emozioni, attraverso
il movimento di corpi tesi, nervosi, fibrillanti di
ballerini bravissimi, mentre sullo sfondo sette schermi
sospesi proiettano squarci di periferia urbana emiliana
fatta di dune e di silos, di totem ancestrali e alienanti,
luoghi di lavoro tanto faticosi quanto rischiosi raccontati
nelle video installazioni di Angelo Davoli.
Una contaminazione di generi artistici che, come in
un concerto, si alternano a mescolare musica, danza,
immagini tra cielo, terra e nuvole con amori violati
e solitudini indefinite, storie di malattie e di morte,
nostalgie inquiete e gioie scatenate, amicizie tradite
e fede ricercata. “Leggero” è il
primo quadro che apre il viaggio nel mistero della
notte. Pensieri, echi, emozioni, ferite incurabili,
immagini di solitudini si materializzano negli assolo
che si allargano ad acrobatiche coreografie di gruppo.
Sinuose volteggiano donne vibranti che, a petto velato
o con eccentriche frange da cowboy, cedono il passo
a maschi lacerati nei vestiti e meccanizzati nei movimenti
ad interpretare il viaggio più metaforico all’interno
del rock con “Vivo o Morto X”, mentre
nuvole e tutù decorano l’assolo di uno
struggente “Manchi tu” che allunga verso
un’emozionante passo a due sulla ballata in
atmosfere dark di “L’amore conta”.
Brandelli di cielo accompagnano la danza sensuale
delle quattro coppie esibite in slip e tutù
per declinare la resa disarmante della dichiarazione
di amore di Ligabue, “Sono qui per l’amore”;
mentre una languida chitarra fa da sfondo a un testo
delicato sulle sofferenze di un’assenza e sull’impossibilità
della rassegnazione “Ho messo via”. Ed
ancora, la coralità di corpi algidi e fervidi
attraversa con un effetto dinamico l’energia
contagiosa di “Bar Mario” passando per
“Hai un momento Dio” alla melodica “Almeno
credo”, arrivando all’espressività
più pensata di “Buona notte all’Italia”.
A svegliare dalla magia e dal sogno risuona l’essenziale
batteria, con pochi passaggi sui tamburi e tastiere
quasi sparite, della metafora vulcanica dell’essere
e del vivere di “Certe Notti”. Perché
certe notti sono più lucenti del giorno. In
certe notti i sogni, le ansie, le gioie, le paure
si mostrano vive, e svelandosi dal buio rinascono
a nuova vita per decidere cosa essere. “Certe
Notti la macchina è calda e dove ti porta lo
decide lei. Certe notti la strada non conta e quello
che conta è sentire che vai”.
[alice piano]
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