Un
uomo solo in casa si sta preparando per andare al lavoro. Si
tratta di Jean-Jacques (Ennio Fantastichini) un avvocato in
carriera, noto Don Giovanni della Parigi bene. Prima di tutto
però, compila un quaderno con precisione e soddisfazione.
È il catalogo delle sue conquiste: vi inserisce dati
anagrafici, valutazione fisica e sessuale delle donne che incontra.
Non ha una buona memoria e così può tenere tutto
sotto controllo. Ha già superato il centinaio di nominativi.
La mattina in questione, una come
tante altre, entra di soppiatto nel suo appartamento Suzanne
(Isabella Ferrari), una sconosciuta alla ricerca di un certo
Philippe Ferrand. Suzanne è stanca. Si installa da
subito a casa di Jean-Jacques, sconvolgendone l’ordine
e la pulizia maniacale. L’insistenza, la testardaggine
e ostinazione riescono a fare breccia nell’animo indurito
dell’avvocato. Da fastidiosa, la presenza di Suzanne
da gradevole, diventa necessaria, per trasformarsi in prestabilita.
L’idea che possa andare a vivere in un’altra casa
per Jean-Jacques diventa inaccettabile. Per non perderla di
vista, l’avvocato lascia il lavoro…
“Il
Catalogo”, scritto da Jean Claude Carrière,
ottenne grande successo di pubblico e di critica in Francia
nel 1994, interpretato da Fanny Ardant e Bernard Giraudeau.
Sul palcoscenico del teatro Quirino si avvicendano tra spintoni,
risate e scambi sentimentali due attori consapevoli del bel
ruolo da esibire e delle proprie capacità interpretative.
Se la Ferrari colpisce per la perfetta immedesimazione nella
straniera caparbia e pervicace, Fantastichini conferma la
piena padronanza della scena. La regia di Binasco è
di supporto alla recitazione: nulla toglie o aggiunge alla
complessità dei personaggi. La scena - sempre di Binasco
– tra pareti invisibili e ambienti realistici, si coordina
ai movimenti e sentimenti dei due: al centro un letto che
fa da collante e calamita ai dialoghi tra Suzanne e Jean-Jacques.
“Il Catalogo è
una commedia delicata e divertente – scrive nelle note
di regia Valerio Binasco -. Gioca con l'impossibile e con
l'assurdo e l'autore sembra divertirsi molto a mandare a gambe
all'aria le nostre pretese di vivere in una realtà
“normale". Tutto si gioca nel dialogo tra un solo
uomo e una sola donna. Sembra un gioco crudele, ma è
un gioco divino. Perché l’amore è un Dio”.
[valentina venturi]