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Autore:
Cinzia
Berni, Guido Polito |
Regia:
Renato Giordano |
Scene:
RO.DA. |
Costumi:
Laura Rhi-Sausi |
Luci:
Nino De Cesaris |
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Produzione
e Compagnia: I
Picari |
Interpreti:
Gianni
Cannavacciuolo, Roberto D’Alessandro, Nicola Paduano,
Mauro Serio |
Anno
di produzione:
2007 |
Genere:
commedia |
In
scena:
fino al 12 ottobre al Teatro
De Servi, di Roma. via del Mortaro 22 (angolo via
del Tritone), Roma - tel. 06 67.95.130 |
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Quattro
uomini, con apparentemente poco in comune, vivono
dolori e gioie di una convivenza al maschile, imposta
dalle loro precarie situazioni economiche. Attilio
(Mauro Serio, attore che spazia da Shakespeare a Mamet)
è un professore di filosofia tradito dalla
moglie; Luigi (Nicola Paduano, dal programma televisivo
“Bastardi”) è un adone infedele
abbandonato dalla matura compagna; Alberto (Roberto
D’Alessandro, fondatore de “I Picari”)
è un padre tanto premuroso quanto tormentato,
come Giulio (già in scena al fianco di Gigi
Proietti e Lina Wertmüller), gay tardivo e padre
involontario.
Gli autori offrono un punto di vista alternativo sul
delicato tema della separazione. L’ottica questa
volta è dalla parte dell’uomo, con tutte
le esigenze che ne conseguono: cercare una nuova abitazione,
far fronte ad assegni di mantenimento ed accettare
l’impossibilità di vivere a contatto
con i propri figli. Dal divorzio visto come personale
sconfitta sino ai turni per le pulizie, la chiave
di lettura è sempre comica. Il pubblico ride
per la sproporzione tra la classica figura maschile
ed i compiti strettamente “femminili”
cui i personaggi devono far fronte, verso i quali
(pulire, cucinare, far la spesa, cucire) risultano
inevitabilmente goffi ed inadeguati. In realtà,
oltre a questo vistoso conflitto, i protagonisti sviluppano
un legame emotivo più femminile di quanto venga
esaltato durante l’interpretazione. È
il gioco di squadra che li rende forti, ed il supporto
reciproco sarà la chiave di volta per superare
tutti i traumi legati al divorzio. Questo è
probabilmente l’unico e il più forte
richiamo alla serie tv cui il titolo fa riferimento
(“Desperate Housewives”).
Scenografie realistiche, ben costruite, calibrate
sulla discrezione necessaria ad esaltare più
la recitazione che l’ambiente in cui si svolge.
Il dialetto napoletano (di Roberto D’Alessandro
e Gianni Cannavacciuolo) viene bilanciato con intonazioni
da fiction televisiva (Nicola Paduano). Equilibrati
anche i personaggi, con l’ormai classico gay
che offre molte soluzioni brillanti, pur non scadendo
mai nel ridicolo.
Casalinghi disperati
diverte grazie ai classici spunti delle commedie brillanti,
salvo l’occasionale ricorso a giochi di parole
che aggiungono puro peso comico, senza umorismo. Uno
spettacolo gradevole dall’inizio alla fine,
che raggiunge l’obiettivo: divertire analizzando
il momento evolutivo dei rapporti di coppia e delle
relative conseguenze.
[simone salis]
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