L’altra
Nora.
Eroina diversa dall’originale ottocentesco norvegese,
di cui pure è filiazione diretta, Nora è
una donna d’oggi, completamente in linea con
il presente e i suoi linguaggi. In scena una qualunque
compagna della porta accanto, con un marito che si
sta riprendendo da un periodo nero e che oggi porta
nella sua (esclusivamente sua) rivincita anche velleità
politiche. Una moglie che agisce secondo gli impulsi
dettati da Henrik Ibsen, ma in un contesto contemporaneo.
Una donna pazza, surreale e sulfurea nella difficoltà
di sostenere le asprezze di una famiglia che non c’è,
di subirne i dolori; depressa perché si sacrifica
per un marito che non la gratifica e, soprattutto,
non la capisce, mai. Nel complesso lo spettatore si
trova davanti un Ibsen perduto e ritrovato. Perduto
nella forma ottocentesca del lessico e dei riferimenti,
opportunamente aggiornati, ma Ritrovato nell’indagine
della borghesia e della menzogna, che è propria
del senso del testo originale. Un testo che già
130 anni fa era all’avanguardia, spietato, ma
che anche oggi trova il suo spazio nel discorso sulla
società e sui suoi limiti.
Leo Muscato riscrive veramente il più noto
dei lavori ibseniani restituendogli una freschezza
che di rado hanno le rivisitazioni; comprendendo a
fondo che non basta mettere abiti contemporanei ai
personaggi per renderli moderni. L’autore tratteggia
una Nora che potrebbe tranquillamente abitare vicino
a noi, che parla la nostra lingua e che ci spaventa.
Certo oggi il dramma non può più scandalizzare
il pubblico come avvenne al debutto, ma grida ancora
forte la sofferenza del non ascolto, dell’ipocrisia
e di valori fatti di carta, pronti a cedere e stracciarsi
davanti alla realtà e alla durezza che la caratterizza.
Scenicamente ben proposto, con un equilibrio visivo
che si sposa alla perfezione con la recitazione viva
ed iperattiva di Lunetta Savino, ed un florilegio
di attori che formano un coro di voci diverse, che
aiutano a mettere al centro dell’interesse la
protagonista, senza per questo perdere il proprio
originale timbro. [jacopo
angiolini]