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Anno
2012
Genere
commedia musicale
In
scena
fino al 25 novembre
Teatro Il Sistina | Roma
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Autore |
Gianni
Quinto,
Rodolfo Laganà |
Regia |
Pino
Quartullo |
Scene |
Gianluca
Amodio |
Costumi |
Patrizia
Pontesilli |
Luci |
Fabio
Persia |
Musica |
Roberto Giglio |
Interpreti |
Rodolfo
Laganà, Milena Miconi,
Marco Passiglia,
Renato Raimo,
Tonino Tosto,
Gianni Quinto |
Produzione |
AB
MANAGEMENT |
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«Campo
de’ Fiori è la piazza più aperta di Roma,
sempre viva, di giorno e di notte. E’ il luogo dove tante
cose accadono e tante altre si raccontano: storie vere che sembrano
favole, favole che sembrano storie vere. E questa è la
mia storia...». La vicenda che viene annunciata ad apertura
sipario è quella di Cesare, fruttarolo romano che da
quasi cinquant'anni vive a Campo dei Fiori insieme al padre,
da cui ha ereditato l'attività. Cesare non si è
mai sposato e sembra non prendere niente sul serio. Questo atteggiamento
manda su tutte le furie Claudia la bella fioraia dirimpettaia,
madre single in cerca di un uomo che l'aiuti a pagare l'affitto,
crescere la bambina e che l'ami al di sopra di tutto. Scherzi,
facezie, prese in giro continue tra i due annunciano con un
preavviso eccessivo l'evoluzione e la conclusione della storia.
L'unico ostacolo? Un attore di soap opera in cerca di un appartamento
a Campo dei Fiori, che posa le sue superficiali attenzioni sulla
bella Claudia. A far sfondo agli eventi la storica piazza romana,
che nelle intenzioni iniziali doveva assurgere a protagonista:
con i suoi giovani a consumare le notti brave, i topi a banchettare
nella sporcizia, gli spazzini che all'alba ripuliscono il tutto.
Ma le intenzioni sono
evidentemente rimaste in calce nelle note di regia di Pino
Quartullo. La commedia musicale “Campo
dei Fiori” (al debutto nazionale al
Teatro Sistina di Roma) scritta da Gianni Quinto e Rodolfo
Laganà appare sin da subito fiacca, senza mordente,
priva di quell'atmosfera, dei colori e sapori che ci si attenderebbe.
La storia - prevedibile -, è priva di originalità
o colpi di scena che riescano a creare un climax narrativo
o un minimo di intrattenimento. Rodolfo Laganà, nato
e cresciuto nel laboratorio teatrale di Gigi Proietti, appare
troppo piegato su se stesso, convincente nei monologhi ma
meno nell'interazione con il resto del cast. Su tutti emerge
in maniera convincente la brava Milena Miconi, romana quanto
basta, ma senza cadere nella macchietta alla Ferilli. Non
convincono neanche musiche e coreografie troppo televisive
e poco teatrali. Uno spettacolo assai poco riuscito. Perché
inventarsi idee nuove, quando basterebbe riproporre l'indimenticabile
Rugantino?
[fabio melandri]
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