Vincitore
del Biglietto d'oro per il teatro 2008, al teatro
Valle è in scena fino al 22 febbraio il teatro
pensato, voluto e diretto da Luigi Lo Cascio con il
Teatro Stabile d’innovazione del Friuli Venezia
Giulia.
L’attore, formatosi all’Accademia Silvio
D’Amico, propone una personale rilettura multimediale
delle Baccanti di Euripide.
Testo classico che attraverso numerose intuizioni
registiche e scenografiche, diventa un monito per
il presente e un’analisi della storia contemporanea.
Dal video all’animazione, dal teatro di parola
al teatro di figura, utilizzando corpo e voce, mischiando
visioni e suoni Lo Cascio racconta ed interpreta l’ultima
terribile notte di Penteo, il tiranno di Tebe che
sfidò Dioniso (più volte definito lo
straniero), ma ne rimase affascinato, finendo per
diventare da cacciatore a facile preda.
Il protagonista interpreta con grande intensità
i vari stati d’animo di Penteo, uomo rimasto
solo e visitato solo da fantasmi che danno forma alle
sue allucinazioni. La Caccia
è quindi il tentativo di sottomettere
il diverso, lo straniero – encomiabile e affascinante
il monologo in perfetto stile hitleriano del protagonista,
che incita alla guerra ed alla soppressione del nemico
– che spaventa ma affascina allo stesso tempo.
In scena fisicamente c’è solo il regista,
ma attraverso delle proiezioni, con un ironico piglio
da critico del teatro greco, interviene il giovanissimo
Pietro Rosa, un po’ coro e un po’ professore
che chiarisce ai presenti il senso dello spettacolo
e commenta le azioni e i pensieri di Penteo.
Al posto della voce della comunità che si unisce
per risolvere un problema, prende persino corpo un
monito impersonale che inserendosi nella narrazione
la frammenta, imponendo oggetti di consumo (da un
video si proiettano pubblicità di prodotti
greci che possono migliorare le prestazioni e risolvere
i problemi estetici, con guest star come Alessio Boni
e Fabrizio Gifuni).
Giocando con le immagini, i toni e le figure mitologiche,
Penteo vive “una notte di tormenti e di rivelazioni
– precisa Lo Cascio - che lo conducono inesorabilmente
ad affrontare il dio in un corpo a corpo definitivo.
Da cacciatore, Penteo sarà ridotto a preda.
E in questa nuova condizione, transitando dalla regalità
iniziale all’inedito ruolo di vittima, andrà
incontro ad un terribile destino di frammentazione”.
Le coinvolgenti immagini o proiettate o scritte sopra
la lavagna-scenografia, attribuiscono così
una certa evidenza alla realtà di quelle disfunzioni
della visione (vertigini, allucinazioni, sdoppiamenti,
sfocature).
La maturità di Lo Cascio si palesa a teatro,
all’interno di uno spazio scenico da godere
nella sua completezza critica. Da non perdere. [valentina
venturi]