Lo
spettacolo in scena al teatro dell’Orologio
è tratto da Dei miei
sospiri estremi di Luis Buñuel (1981),
autobiografia pubblicata postuma e coadiuvata dal
suo grande amico Jean Claude Carrière pseudo-testamento
del grande regista, sceneggiatore e attore, rappresentante
del surrealismo.
“Il surrealismo si fonda sull'idea di un grado
di realtà superiore, connesso a certe forme
di associazione finora trascurate, sull’onnipotenza
del sogno, sul gioco disinteressato del pensiero…”.
Così dettava il manifesto del 1924 redatto
da Andrè Breton, esaltando anche i lati più
oscuri di una realtà che non è sempre
e solo concreta ma è fatta di parole non dette,
di ombre ed incubi, di inconscio.
La scena si apre illuminando il tavolino di un caffè
dove è seduto un misterioso signore, forse
l’alter ego di Buñuel, forse uno dei
misteriosi uomini che animano le sue storie. L’uomo
attende un amico che non arriverà mai: al suo
posto, insieme ai pensieri e alle angosce esistenziali
che lo tormentano, arrivano altre figure sogni di
donne ormai scolorite dal tempo ma ancora vive e presenti.
La sposa, la religiosa, la lolita. Donne che ha amato
e soprattutto dalle quali è stato amato, che
ancora lo cercano, lo contendono, lo rincorrono e
quando pensa di averle in pugno, scompaiono, si dissolvono,
come un sogno svanisce con i primi bagliori mattutini.
Il testo e la regia dello spettacolo ci sono apparsi
non sempre rispondenti alla poetica dell’autore
al quale lo spettacolo si ispira, mancando in alcuni
momenti proprio dell’esaltazione del lato onirico,
della suspence, del mistero e della rottura improvvisa
di quella realtà violentata dal sogno o dall’incubo
più inaspettato. Anche gli attori partecipano
a questo gioco in parte, rivelando a tratti l’ambiguità,
la perversione e la lucida follia dei personaggi dei
film più noti come “Il fascino discreto
della borghesia” o proprio di quello che ha
titolato lo spettacolo Quell’oscuro oggetto
del desiderio. Appropriate le luci e le musiche, anche
se poco originali. Apprezzabile nel complesso ma con
alcune riserve. [annalisa
picconi]