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Autore:
Carlo
Goldoni |
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Regia:
Antonio
Zavatteri |
Scene:
Laura Benzi |
Costumi:
Laura
Benzi |
Luci:
Sandro Sussi |
Musica:
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Produzione:
Compagnia Gank realizzato in collaborazione
con Teatro Stabile di Genova e Festival Teatrale di Borgio
Varezzi |
Interpreti:
Massimo Brizi, Filippo Dini, Lisa
Galantini, Alessia Giuliani, Alberto Giusta,
Aldo Ottobrino, Pier Luigi Pasino, Roberto Serpi, Mariella
Speranza |
Anno
di produzione: 2010 |
Genere:
commedia |
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Realizzata
nel 1750 per la compagnia Medebach, "La
bottega del caffè" vede Carlo Goldoni
intento a sfogliare il gran libro del mondo sulla
scorta del confronto verso la realtà di tutti
giorni, base della riforma teatrale da lui messa in
atto tra il 1748 e il 1753. L'azione, introdotta da
uno stacco musicale deliberatamente vivaldiano, si
snoda a partire da un'alba carnevalesca, insolitamente
tiepida, in una piazzetta sulla quale si aprono le
porte di tre botteghe: quella del caffè, gestita
da Ridolfo "uomo ordinario ma di buon cuore";
la casa da gioco di Pandolfo; la bottega del barbiere.
Ridolfo si prende cura di Eugenio, mercante di tessuti
in evidente crisi matrimoniale, che trascorre i giorni
e le notti a dissipare i suoi averi alle carte con
il sedicente Conte Leandro. Al bottegaio, sempre più
deciso a riportare il giovane sulla retta via, si
contrappone Don Marzio, nobile napoletano avaro ed
intrigante, "re delle castagne secche" che
passa le giornate gettando il discredito su tutto
e tutti. Alle vicende dei protagonisti si collegano
quelle dei personaggi minori come la ballerina Lisaura,
amante del Conte Leandro, della pellegrina Placida
giunta in Laguna alla ricerca del marito scomparso,
di Trappola, garzone di bottega di Ridolfo. Il tutto
all'insegna di un'azione corale e senza tempo. Non
a caso la regia di Massimo Zavatteri si muove nel
tentativo di ricreare le dinamiche originarie del
testo goldoniano, senza scadere nelle convenzioni
tipiche del teatro settecentesco. Lo scopo e' di privilegiare
la relazione brillante tra gli interpreti. Da segnalare
le buone prove di Filippo Dini nei panni di Don Marzio,
intento a vivere sulle disgrazie altrui, di Aldo Ottobrino,
che presta il volto al giovane Eugenio e di Alberto
Giusta nei panni di Ridolfo, l'eroe borghese ante
litteram capace di apprezzare e coltivare il bello
ed il buono che albergano nella natura umana.
Scenografia, costumi e luci spiccano per vivacità
cromatica e restituiscono agli occhi dello spettatore
l'eleganza tipica di una giornata di sole invernale
sul Canal Grande. E si conclude con il breve monologo
di Don Marzio che, persa ogni credibilità agli
occhi dell'opinione pubblica, decide che è
tempo di fare i bagagli: "Anderò via di
questa città. Partirò a mio dispetto.
E per causa della mia trista lingua mi priverò
d'un paese, in cui tutti vivono bene, tutti godono
la libertà, la pace, il divertimento, quando
sanno essere prudenti, cauti ed onorati".
[valerio refat]
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