Commedia
degli equivoci in salsa agrodolce. “Bisogna
uccidere il clown” è l’adattamento
più o meno fedele di “Faut-il tuer le
clown” di Jean-Francois Champion, rappresentata
per la prima volta al Théatre Comedia di Parigi
nel 2002.
La
vicenda umana di Ferdinand Broccoli, decano dei clown
stancamente avviato sul viale del tramonto, è
segnata da solitudine e depressione. Al suo fianco,
dopo la morte della moglie e la fuga dell’amante,
è rimasto solo un giocoliere convertitosi in
factotum. Per porre fine ai suoi giorni, Ferdinand
decide di ingaggiare un sicario che dovrà sorprenderlo
mentre indossa gli abiti di sempre, quelli del clown.
Ma il killer si rivela fin da subito inesperto e sentimentale
e la moltitudine di ricordi infantili che lo lega
agli spettacoli di Ferdinand, lo induce a rimandare
l’omicidio e a farsi passare per figlio illegittimo
della vittima designata. Nel frattempo, nel camper
dell’artista fa ingresso la vera figlia (Eleonora
Godano) di Ferdinand, assieme al fidanzato poliziotto,
in compagnia di un giudice e della moglie di quest’ultimo
Gabrielle (Elena Cotta). Tra mille equivoci, la donna
è la prima ad intuire quel che si muove nella
mente e nel cuore del clown: cercherà di fargli
recuperare l’equilibrio perduto.
Nonostante
la bravura dell’inossidabile Carlo Alighiero
che veste i panni del protagonista, supportato dalla
compagna di sempre Elena Cotta, la commedia appare
debole e avara di colpi di scena. Il soggetto è
una variazione in ambiente circense del film “Ho
affittato un killer” (1990) di Aki Kaurismaki,
che si propone di rappresentare, senza tuttavia approfondirli
(se non nei monologhi di Ferdinand) i paradossi di
un’esistenza che si ritiene erroneamente giunta
a conclusione. Nel cast figurano anche Riccardo Barbera,
Raffaello Benedetti, Fabio Frattasi e Danilo Celli.
A
dare sostanza allo spettacolo ci pensano i clown che,
tra giochi di luci ed ombre, si muovono sulle musiche
composte da Nino Rota per i film di Fellini come “La
strada” e “I clown”. Da segnalare
le scene di Giuseppe Grasso e i costumi realizzati
da Adelia Apostolico.
[valerio refat]