La bisbetica domata
Autore: William Shakespeare Adattamento: Shahroo Kheradmand
Regia: Shahroo Kheradmand
Scene: Francesco Ghisu Costumi:
Luci: Davood Kheradmand Coreografie: Francesca Romana Sestili
Compagnia:
Interpreti: Caterina Misasi, Mirko Soldano, Franco Heera Carola
Anno di produzione: 2011 Genere: commedia
In scena: fino al 13 febbraio 2011 al Teatro SalaUno di Roma

La bisbetica domata nella versione della regista Shahroo Kheradmand è una matassa intricata, piena di nodi, urla, inseguimenti animaleschi e acrobatici tra i protagonisti Petruccio (Mirko Soldano) e Caterina (Caterina Misasi). Tra i due bisbetici il servo di Petruccio, Grumio (Franco Heera Carola), vero artefice dell’incontro amoroso. Sì, perché in realtà sia Petruccio che Caterina hanno un gran brutto carattere. Il matrimonio s’ha da fare e si fa con una parvenza di perbenismo e con la compiacenza degli spettatori del banchetto nuziale.

Ma è dopo le nozze cominciano i guai. Lo sposo cerca di domare Caterina negandole cibo, attenzioni e gentilezze. La sposa è disperata e umiliata. Compare Grumio che la trascina in un tango sensuale (con la bella coreografia di Francesca Romana Sestili): in quella danza Caterina trova il suo lato femminile, si lascia andare, la coppia si sente travolta; Caterina fugge, Petruccio è scacciato da quel cerchio magico di passione; la musica continua, ora è Petruccio a inseguire Caterina, ora è lui ad essere disperato, ad implorare un bacio, un abbraccio. L’incontro tra Caterina e Petruccio inizia davvero, i bisbetici sono domati.

La prima parte dello spettacolo è difficile da seguire: i protagonisti Caterina Misasi e Mirko Soldano faticano ad essere, rispettivamente, bisbetica e rude: la Misasi è troppo esile e dolce, non dovrebbe urlare, esagerare per trovare in sé la bisbetica; Soldano eccede nei virtuosismi verbali, nell’autoironia, non sembra essere a suo agio nei panni del rude domatore. Carola con la sua leggiadria e i passi di danza, sembra essere il più forte tra i due. E infatti sarà lui ad accendere la miccia tra loro. Un caso? La seconda parte è fluida, gli attori trovano un registro più consono alle loro corde.

La lettura della Kheradmand della commedia scespiriana è interessante: nessuno doma nessuno, ci si abbandona l’uno all’altro per ballare il passo a due. Peccato per carenza nella prima parte, complice l’assenza del confronto con gli altri personaggi della commedia originale: senza la mansueta sorella Bianca e il padre Battista, non si riesce a comprendere l’astio di Caterina, il rancore per se stessa e per il mondo intero; senza il contorno della gente di Verona e di Padova, Petruccio fatica a convincere delle sue ragioni. I due protagonisti sostengono con difficoltà il peso della commedia nella prima parte, si sciolgono nella seconda, dopo che Grumio li ha liberati dalle inutili architetture. Spettacolo interessante ma convincente a metà. [deborah ferrucci]