Il berretto a sonagli



Anno
2011

Genere
drammatico

In scena
turnè

Autore
Luigi Pirandello
Regia
Mauro Bolognini, ripresa da Sebastiano Lo Monaco
Scene
Helena Calvarese
Costumi
Cristina da Rold
Luci
Giuseppe Di Stefano
Musica
Giovanni Zappalorto
Interpreti
Sebastiano Lo Monaco, Marina Biondi, Clelia Piscitello, Claudio Mazzenga, Franca Maresa, Rosario Petix, Elena Almone, Isa Bellini
Produzione
SiciliaTeatro

 

“Abbiamo tutti come tre corde d’orologio in testa. La seria, la civile, la pazza”. E con la mano destra chiusa come se tenesse tra le dita una chiavetta, Ciampa mima l'atto di dare una mandata prima sulla tempia destra, poi in mezzo alla fronte, poi sulla tempia sinistra. Una delle maschere più conosciute create da Luigi Pirandello, Ciampa ne "Il berretto a sonagli" è un uomo tradito, che vuole evitare gli scandali e che cerca in tutti i modi di tenere pulito il nome della sua famiglia.

Sebastiano Lo Monaco (fulcro dello spettacolo, padrone del testo e della scena come solo i grandi riescono a fare), riprende e riadatta l’allestimento che fu di Mauro Bolognini, interpretando un uomo tragicomico, legato alla facciata e all’onore. In un giardino di aranci, in un luogo aperto che dà respiro a tutta la storia, si svolgono le azioni che ruotano attorno al tradimento: la scoperta, sospettata da tempo; la certezza, cercata e trovata; il piano, studiato nel dettaglio con le corde della follia; le conseguenze, non ponderate e incalcolabili. Beatrice (Marina Biondi, brava nel crescendo della sua follia, vera o presunta) è la moglie tradita che tesse la tela della vendetta, incalzata dalle parole della Saracena (Clelia Piscitello, dai tempi comici perfetti). Nel ruolo del fratello un po’ stupido, il bonaccione Fifi La Bella, c’è Claudio Mazzenga: a lui è affidato il compito, ben sorretto, di farsi interprete di una facile comicità; Fifi è però lo stesso che, per primo, sposa la soluzione finale, irreversibile della follia suggerita dal sempre lucido Ciampa.

Una messa in scena senza vezzi o trovate che rischino di allontanarla dal testo puro attorno al quale si muovono i personaggi, di cui la compagnia si fa umile servo. E il risultato è un raffinato allestimento, uno spettacolo che proprio nella semplicità rappresenta, nel suo significato più profondo, il teatro. Quello vero.
[patrizia vitrugno]