«Oggi
faccio il compleanno, fatemi gli auguri, è
quattro anni che sono qua.
Sto aspettando il momento giusto, il provino giusto
e me ne vado da questo posto di merda.
Il treno giusto prima o poi deve passare.
Che poi se sapevo che mi finiva a fare la puttana
tanto vale che me ne stavo in Sicilia».
Battuage
è un finto francesismo che definisce i luoghi
frequentati da persone in cerca di rapporti sessuali
occasionali. Ed è anche il titolo dello spettacolo
della compagnia Vuccirìa, scritto, diretto
e interpretato da Joele Anastasi. Battuage è
un non luogo che assomiglia ad un vespasiano, dove
realtà fatte di sogni, illusioni e desideri
s’infrangono. Si spezzano. Si annullano con
il trascorrere del tempo.
Stefano (Joele Anastasi) dalla Sicilia sale a Roma:
è in cerca di successo, di fama, gli piace
essere desiderato, amato. Da quattro anni (che poi
diventeranno dieci) passa la sua vita con i tacchi
e sul marciapiede in attesa di sfondare ad un provino,
diventare famoso e rendere fiera la madre. Una madre
che aspetta il denaro per smettere di faticare e che
tutto sommato, non è poi così interessata
alla vita del figlio. Accanto a lui un panorama di
uomini e donne disillusi, di tentativi di sopravvivere
alla miseria umana che circonda trans, omosessuali,
magnaccia e prostitute (Federica Carruba Toscano perfetta
nella versione prostituta greca) che cercano di sopravvivere.
Ottima prova per tutto il cast, eppure lo spettacolo
risente (e forse non è un male) delle influenze
registiche e recitative della compagnia Sud Costa
Occidentale di Emma Dante (come ad esempio di “Mpalermu”
e “Mishelle di Sant’Oliva”): personaggi
persi, disperati che non hanno paura di sputare in
faccia alla platea la loro afflizione e la perdita
di speranza, gli attori che si truccano in scena (scene
e costumi di Giulio Villaggio), interpretazioni intense
e al limite del dolore fisico, recitazione ritmata,
forte uso del dialetto siciliano, temi sociali. Anastasi
è nato nel 1989, se ha ricevuto influenze dalla
Dante è un bene: aspettiamo che dal seme sbocci
la sua visione teatrale.
Anche questo scatena il teatro: subire in scena la
violenza, la realtà cruda, assimilarla e farci
i conti una volta usciti all’aria aperta.
[valentina venturi]