Bambiland


Anno
2012

Genere
drammatico

In scena
1-12 febbraio
Teatro dell'Orologio- Sala Grande | roma

Autore
Elfriede Jelinek
Adattamento/Traduzione
Giuseppe Roselli
Regia
Giuseppe Roselli
Scene e Costumi
Ciro Paduano,
Aurora Buzzetti
Luci
Simona Parisini
Musica
Massimiliano Nazzi
Interpreti
Valentina Martino Ghiglia, Matteo Castellino, Marta Franceschelli, Francesco Marioni
Produzione
L'albero Teatro Canzone

 

Elfriede Jelinek è una delle più grandi scrittrici austriache contemporanee, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 2004. Le sue opere vennero definite proprio durante la consegna del prestigioso riconoscimento “un fluire musicale di canto e contro-canto” ed è forse questo il modo migliore per descrivere la sua energia intellettuale.

Bambiland parte dal dato di fatto dell'intervento inglese e americano nella guerra in Iraq. In un continuo affastellarsi di punti di vista si racconta di come il conflitto venga descritto dai mezzi di comunicazione e dei meccanismi con cui, come tutte le guerre, riesce ad agisce sugli individui.

Rappresentare un testo come questo non è solo raccontare tramite gli occhi di un'artista la questione irachena, che comunque resta attuale, ma anche svelare le assurde dinamiche che regolano lo svolgersi di ogni conflitto. I dati di una guerra odierna si intrecciano con riferimenti alla tragedia greca e alle riflessioni personali dell'autrice, per poi ritornare al dato di fatto riferito dai mezzi di comunicazione. Con questo continuo cambio di prospettiva, mescolando Eschilo con la lingua di tutti i giorni, impiegando ora l’ironia ora il sarcasmo, Elfriede Jelinek riesce a demistificare i mass media, a smascherare la realtà della guerra che, oggi come in passato, risulta falsata dai vincitori.

Bambiland, pur partendo da un monologo, diventa sulla scena un lavoro corale. Il lungo flusso di coscienza costruito dalla scrittrice viene raccontato dalle sette diverse voci degli attori, liberi di diventare l'orrida orda dei “figli sbagliati”, dei cerbiatti disneyani abbandonati e obbligati a diventare grandi senza genitori, dei “Sette contro Tebe”. Il testo è stato diviso in quadri e tappe come una terribile “Via Crucis” che, tramite le sue stazioni, arriva a scomodare l'unico, vero personaggio teatrale chiamato in causa dall’autrice stessa: Dio. A Dio si porranno le domande sui perché delle ingiustizie e delle violenze e Dio risponderà.