|
|
Autore |
Elfriede
Jelinek |
Adattamento/Traduzione |
Giuseppe
Roselli |
Regia |
Giuseppe
Roselli |
Scene
e Costumi |
Ciro
Paduano,
Aurora Buzzetti |
Luci |
Simona
Parisini |
Musica |
Massimiliano Nazzi |
Interpreti |
Valentina
Martino Ghiglia, Matteo Castellino, Marta Franceschelli,
Francesco Marioni |
Produzione |
L'albero
Teatro Canzone |
|
Elfriede
Jelinek è una delle più grandi scrittrici austriache
contemporanee, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura
nel 2004. Le sue opere vennero definite proprio durante la consegna
del prestigioso riconoscimento “un fluire musicale di
canto e contro-canto” ed è forse questo il modo
migliore per descrivere la sua energia intellettuale.
Bambiland parte dal dato di fatto dell'intervento inglese e
americano nella guerra in Iraq. In un continuo affastellarsi
di punti di vista si racconta di come il conflitto venga descritto
dai mezzi di comunicazione e dei meccanismi con cui, come tutte
le guerre, riesce ad agisce sugli individui.
Rappresentare un testo come questo non è solo raccontare
tramite gli occhi di un'artista la questione irachena, che comunque
resta attuale, ma anche svelare le assurde dinamiche che regolano
lo svolgersi di ogni conflitto. I dati di una guerra odierna
si intrecciano con riferimenti alla tragedia greca e alle riflessioni
personali dell'autrice, per poi ritornare al dato di fatto riferito
dai mezzi di comunicazione. Con questo continuo cambio di prospettiva,
mescolando Eschilo con la lingua di tutti i giorni, impiegando
ora l’ironia ora il sarcasmo, Elfriede Jelinek riesce
a demistificare i mass media, a smascherare la realtà
della guerra che, oggi come in passato, risulta falsata dai
vincitori.
Bambiland, pur
partendo da un monologo, diventa sulla scena un lavoro corale.
Il lungo flusso di coscienza costruito dalla scrittrice viene
raccontato dalle sette diverse voci degli attori, liberi di
diventare l'orrida orda dei “figli sbagliati”, dei
cerbiatti disneyani abbandonati e obbligati a diventare grandi
senza genitori, dei “Sette contro Tebe”. Il testo
è stato diviso in quadri e tappe come una terribile “Via
Crucis” che, tramite le sue stazioni, arriva a scomodare
l'unico, vero personaggio teatrale chiamato in causa dall’autrice
stessa: Dio. A Dio si porranno le domande sui perché
delle ingiustizie e delle violenze e Dio risponderà.
|