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Autore |
da
Jack London |
Regia |
Marco
Paolini
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Elementi
Scenici, illuminotecnica |
Ombre
Rosse, Slack Line Lab
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Animazione
Video |
Simone
Massi |
Luci |
Daniele
Savi e Michele Mescalchin
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Coreografie |
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Musica |
Lorenzo
Monguzzi con Angelo Baselli e Gianluca Casadei |
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Ritorna,
o sarebbe meglio dire approda, al Teatro Argentina di
Roma Marco Paolini con la “Ballata
di uomini e cani” dedicata a Jack
London.
È la tappa romana di uno spettacolo che da tre
anni vaga tra «boschi, rifugi e ghiacciai»
mutando, crescendo e affinandosi senza mai perdere lo
spirito libero che ha sempre guidato le scelte di London
e quelle dello stesso Paolini. Con questo spettacolo
l’attore veneto sospende momentaneamente il racconto
civile e politico, per dedicarsi all’antica passione
per lo scrittore americano di “Zanna Bianca”
e “Il richiamo della Foresta”.
Tre racconti di uomini e cani (“Macchia”,
“Bastardo” e “Preparare il fuoco”)
diventano il pretesto per far partire una narrazione
coinvolgente. In “Macchia”, dal sapore delicatamente
umoristico, il cane è un ribelle che non assolve
all’unico compito per il quale è stato
acquistato, trainare le slitte dei cercatori d’oro.
Il tono si fa vivace e drammatico con “Bastardo”,
dove il conflitto tra il cane e il padrone raggiunge
intense vette di amore e odio e infine con “Preparare
il fuoco” ci uniamo allo sguardo commovente del
cane che vede il suo padrone morire. Il ritmo orale,
dove Paolini eccelle, questa volta si amalgama con le
belle musiche composte ed eseguite dal vivo dal trio
composto da Lorenzo Monguzzi, Angelo Baselli e Gianluca
Casadei e alle video-animazioni di Simone Massi.
In due ore di spettacolo
passano in rassegna temi cari a London, di cui l’attore
si appropria per un tributo che vorrebbe anche demolire
il binomio London-libri per ragazzi. «A lui
devo una parte del mio immaginario - racconta Paolini
-, ma Jack non è uno scrittore per ragazzi,
la definizione gli sta stretta. È un testimone
di parte, si schiera, si compromette, quello che fa
entra in contradditorio con quello che pensa. È
facile usarlo per sostenere un punto di vista, ma
anche il suo contrario: Zanna Bianca e Il richiamo
della foresta sono antitetici. La sua vita è
fatta di periodi che hanno un inizio e una fine e
non si ripetono più. Lo scrittore parte da
quei periodi per inventare storie credibili dove l’invenzione
affonda nell’esperienza ma la supera».
Chi è abituato
al Paolini narratore d’impegno civile e politico
non rimarrà deluso, perché sul palcoscenico
è schierato anche il Paolini che racconta dell’eterno
e irrisolto rapporto tra uomo e natura, di vagabondaggi
vecchi e nuovi, di ricerche dell’oro, di sfide
con i propri e gli altrui limiti. D’altronde
come diceva Italo Svevo «dai cani, diretti dagli
odori, l’indifferenza di fronte alla vita non
c’è mai. Non sono mai semplici indifferenti
stranieri, ma sempre amici o nemici». [davide
lippolis]
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Interpreti |
Marco
Paolini
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Produzione |
Michela
Signori, Jolefilm |
In
scena |
fino
al 2 febbraio 2014 al Teatro Argentina | Roma
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Anno |
2014 |
Genere |
monologo |
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